Fabietto Pes
Che la Sardegna esprima con convinzione una clas- se subacquea credibile non è certo cosa nuova. E questo succede in apnea sia per la pura tecnica che per la pesca. E visto che quest’ultima attività è più affine ai temi che appassionano i nostri lettori, da qualche mese a questa parte, dedichiamo, con regolarità, uno spazio che cerca di catturare aspetti e aneddoti di personaggi in vista. In questo numero, anziché far “parlare” il campione di turno, abbiamo preferito dar voce a un giovane, seppur emergente.
26 anni, sassarese, “fabietto”, al secolo Fabio Pes. Sposato, due figli. Come molti suoi coetanei del nord ha mosso le prime bracciate nel mare di fuori, all’Argentiera, nei lunghi periodi estivi trascorsi in campeggio con la famiglia. Allora, disarmato, accompagnava il padre, anche lui pescatore subacqueo, naturalmente. Guardava, prendeva confidenza col blu e protetto dal suo mutino, imparava. Finalmente a 16 anni gli amici gli regalano il suo primo fucile, un Apache 55 Cressi a elastico. E così salpe, muggini e altri pesci “facili” andavano a formare carnieri sempre consistenti. “So che, dal mio piccolo, l’accostamento potrebbe essere addirittura presuntuoso, ma già allora avevo un mito, un esempio, un compagno: il grande Giorgio Dapiran. Quanti suoi video ho consumato, era una vera droga. Allora andavo a mare quando potevo, spessissimo, sempre con mio padre che continuava a indicarmi i pesci. Ed ero con lui il giorno della mia prima preda importante, a Stintino. Il pesce era in tana su un fondale di circa 10 metri, misto, con lastroni di pietra e alghe e sabbia. In una spaccatura intravvedo un pesce, forse un’orata. Infilo il fucile e appena la testa dorata si posiziona per lo sparo la fulmino. Risalgo in superficie e richiamo mio padre appena spostato il là.
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