Emozioni in Superficie
L'arrivo del vero caldo permette allo spinner di diversificare le catture. Tra queste i grossi predatori sono sempre i più ambiti. Si scende in campo con pochi componenti essenziali: una canna “importante”, una sacca porta artificiali e tanta voglia di camminare! È una disciplina che può essere esercitata davvero in svariati ambienti, a partire dalle zone portuali per poi passare per spiagge e, perché no, in una bella scogliera. Il tutto è sempre condito da un certo fascino e spirito di avventura. Canna in mano e via. Individuato il punto giusto, mettiamo in moto l’artificiale e cioè diamo inizio ai movimenti specifici per animare l’e-sca! Spesso si percorrono distanze a piedi davvero importanti, chilometri su terreni impervi, scalando massicciate, superando ostacoli disseminati nel cammino e tutto per arrivare a una bel-la punta affacciata sul mare aperto. Altre volte la destinazione è conosciuta, si tratta di spot che abbiamo già visto essere ricchi di prede. Tutta questa faticaccia è ben ripagata se troviamo un posto strategico, dove sfruttare al meglio il lancio e perché no, arrivare a sentire qualche bella ferrata. In questa tecnica non devono mancare grandi doti di “lettura dell'ambiente”. Infatti il pescatore che pratica lo spinning oltre all'esigua componente in termine di attrezzatura, deve fare soprattutto affidamento al suo fiuto, al meteo, ai cambi di luce, gli orari e ai periodi di transito specifici! I target possibili so-no tanti: serra e barracuda, palamite, rari e maestosi dentici, come rare sono le ricciole. Ma per gli amanti di questa tecnica c’è una preda davvero agogna-ta, la grande leccia! Un treno dalla forza quasi inarrestabile e impressionante! Anche il combattimento è imprevedibile, ricco di fughe e tira e mol- la a tutto spiano fino all'ultimo minuto. Spesso e volentieri veniamo colti impreparati da una mangiata devastante, mentre cerchiamo le spigole a ridosso di qualche foce o peggio ancora mentre recuperiamo proprio una bella spigola. Come spesso capita quando non siamo muniti di attrezzature adeguate, tutto finisce con una cocente delusione che ci fa rientrare a casa senza filo in bobina, in preda alla disperazione. In questi periodi dell’anno è buona norma portare sempre una canna di range adeguato e tenerla a portata di mano. Chissà, non si sa mai! Gli orari migliori rimangono la mattina all’alba e il tramonto, orari magici per qualsiasi tipologia di pesca d'altronde. I veterani di questa disciplina, attenti a ogni particolare, seguono spesso i branchi di muggini come in- dice di lettura e se questi saltano o schizzano impazziti, sicuramente starà arrivando la botta in canna.
Attrezzatura
La canna deve essere di un alto libraggio, bella potente, in grado di lanciare artificiali importanti, quindi da un minimo di 20 per arrivare a 40 o anche 50 grammi. Anche la misura ha una sua importanza. Scegliamo modelli con lunghezza variabile dai due ai due metri e mezzo. Ma quello che deve essere robusto è il “cuore” della nostra attrezzatura, il mulinello. Modelli compatti e potenti, non inferiori alla taglia 4000, con buona frizione e ottima fattura. Trecciati da un minimo del 25 per arrivare alle 30 o 40 libbre. Finali del 50 o 60, di una “metrata” abbondante. Co-me artificiali vanno per la maggiore i grandi popper, o comunque esche di galla e mai affondanti. Nota non trascurabile sono i nodi: non è ammessa nessuna approssimazione nell'esecuzione di questi, comunque non bisogna sottovalutare nessun dettaglio. E adesso lasciamo parlare chi ha esperienza sul campo, ecco a voi il racconto di una battuta di pesca di Alessandro Puliga.
"Vedo movimento in acqua ma i primi tre lanci non han-no alcun effetto. Poi finalmente, appena l’artificiale tocca l’acqua, sento un col-po secco in canna. Ci siamo, eccola finalmente!".
L’alba
Il sole sta nascendo, sono già in spiaggia e mi accingo a fare i primi lanci di riscaldamento. Tutto è perfetto, marea, attrezzatura… Frequento queste spiagge da sempre, conosco le varie situazioni che qui si possono trovare e negli anni ho tentato di minimizzare gli errori. Quindi sono pronto. Ora bisogna sperare in un pizzico di fortuna e sarà una bella sessione di pesca! Il primo strike non si fa attendere e subito spiaggio un bel serra di un chiletto. Dopo averlo rilasciato, come buona nor-ma, torno a battere l'arenile. Cambio artificiali a rotazio-ne, man mano che la luce cresce, ma vado a vuoto solo su qualche “serrotto” giocherellone e stop. Inizio a stancarmi e spazientirmi, ma non desisto! Dopo circa un chilometro buono, intravedo in acqua una bella bollata e penso subito che non possono essere i soliti famelici serra, ma qualcosa di più importante. Mi avvicino cauto e inizio ad animare con più entusiasmo l'artificiale! Tre su tre lanci vanno a vuoto, ma ogni tanto vedo schiuma! Rimango concentrato e continuo imperterrito la sessione. Dopo qualche metro faccio un bel lancio un po’ più fuori, al contatto con l'acqua sento un colpo secco in canna! Finalmente. Ferro con decisione, adrenalina a mille. Ci siamo, eccola finalmente, una bella leccia che prende dritta il largo. La faccio sfuriare bene, senza creare ostacolo alcuno. Fa ciò che vuole e io sto attento a non fare movimenti sbagliati. Ho un 25 libbre, un po’ pochino per questa preda, ma non posso giocarmi il pesce. Dopo un paio di minuti di avanti e indietro inizio a serrare un attimo la frizione e creare un po' di resistenza. Purtroppo il pesce non accenna nessuna resa. La canna lavora comunque benissimo e l’ottimo mulinello mi fa stare tranquillo. Tutta calma e niente fretta. Passano i minuti e realizzo che è un bel pesce davvero, per esperienza lo stimo sulla ventina di chili. Terza fuga, ora inizio a sentirlo più fiacco. Lo lavoro con la canna, recuperando un metro alla volta. La leccia è sempre più vicina, ma le scodate non mancano. Fortunatamente sono lontano dalla foce e confidando sul fondo piatto senza ostacoli spero in un finale senza delusioni! Intravedo la sagoma del pesce e per aiutarmi, cautamente entro in acqua stando immobile per non spaventare la leccia. Combattimento entusiasmante, la grande amia è stanca, ma io non so-no da meno. Ultimi tira e molla prima di afferrare la coda con una bracciata secca. A stento riesco a trascinarla fuori. Bella, anzi stupenda! Mi commuovo per la cattura, dopo mesi di stop forzato in casa. Ora sei mia! Foto di rito e co-me sempre faccio da anni, per preservare il mio mare, mi appresto subito a dare libertà al pescione. Un altro trofeo portato a casa e un'altra leccia che nuo-ta nel suo mare.
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