Elementi di Sicurezza

Elementi di Sicurezza

Quando si va in barca, il problema della sicurezza deve essere affrontato con la dovuta attenzione, soprattutto quando l’equipaggio non è particolarmente esperto e allenato ad affrontare navigazioni impegnative o quando si ospitano a bordo bambini. In queste condizioni sarà bene tenere sotto controllo quelle parti dell’imbarcazione che, più di altre, nascondono alcune insidie e possono originare situazioni di pericolo. Dando per scontato che l’attrezzatura e le dotazioni siano state preventivamente controllate e verificate nella loro completa integrità, trattiamo in questo articolo il comportamento da adottare nelle diverse situazioni della normale vita di bordo. Prestiamo particolare attenzione ai seguenti punti.

 


Coperta
La coperta è la parte più frequentata da tutto l’equipaggio, soprattutto durante le navigazioni estive, e, per questo motivo, deve essere considerata il luogo in cui possono verificarsi molte situazioni di pericolo.
Spesso, contravvenendo alle più elementari norme di sicurezza, si sta in coperta a piedi nudi (che non è certo indicativo per individuare un buon marinaio), camminando magari su un ponte reso sdrucciolevole dagli oli abbronzanti di chi si è sdraiato a prendere la tintarella. La numerosa ferramenta presente in coperta non è costruita per ridurre il danno da impatto con il vostro corpo e può causare importanti ferite alle parti più esposte, che, purtroppo, sono anche le più dolorose, come ad esempio le dita dei piedi. È buona norma quindi calzare sempre le scarpe, anche se, a lungo andare, si rischia d’avere un’abbronzatura poco uniforme e, se si ha l’abitudine di prendere il sole sdraiati sul ponte, facciamolo su un materassino o un asciugamano, eviteremo in questo modo di rendere la coperta scivolosa come una saponetta. Anche la manovra dell’ancora è una operazione delicata, che deve essere eseguita sempre con i piedi e le mani protetti da calzature e guanti. In caso di mare mosso e onda formata diviene indispensabile imporre l’uso della cintura di sicurezza, del salvagente e  predisporre un’efficace life-line (il termine italiano è “passerino”, ma noi preferiamo il termine inglese perché ci fa sembrare più marinai), alla quale assicurare il moschettone della cintura di sicurezza (impariamo ad indossarla correttamente e imponiamone l’utilizzo a coloro che dovranno muoversi lungo la coperta). La life-line dovrebbe essere distesa in modo da permettere di incocciarvi il moschettone della cintura di sicurezza una volta lasciata la presa del tientibene situato sulla tuga e continuare fino al pulpito di prua, tenendo conto che draglie e candelieri, generalmente, non sono molto robuste e difficilmente reggono il peso di un uomo che vi finisce contro con violenza. Altri punti particolarmente pericolosi nelle barche a vela sono quelli costituiti dalla parte a pruavia dell’albero, nella quale scorrono e sbattono, nelle manovre di virata, le bugne dei fiocchi e gli eventuali moschettoni, ai quali sono assicurate le scotte e quelle di poppa interessate dal movimento dei boma. Talvolta si sta in piedi o, comunque, nel raggio d’azione del boma, correndo il rischio grave di essere investiti da un improvviso brandeggio (una strambata, una rollata improvvisa, una virata frettolosa) del boma, che potrebbe scaraventarci in mare. L’urto violento con il boma causa spesso serie ferite, provocate dalla numerosa ferramenta presente su quest’asta, e colpisce soprattutto la testa. Dovremo anche abituarci e costringere l’equipaggio a lavorare nelle posizioni più sicure. Ho visto maniglie di winch letteralmente volare e ferire seriamente al volto la persona che, avendo l’incarico di ammainare la randa, aveva allentato il freno del winch, lasciando libera la maniglia. Abituiamoci sempre a lavorare mantenendo le mani ben lontane dai winch e dai mordiscotte della randa. Su barche piccole il danno può essere modesto, ma su una imbarcazione di 7-8 metri potrebbe spezzare qualche dito della mano. Manteniamoci al di fuori del raggio d’azione dei cavi in tensione, perché il cedimento improvviso di un rinvio potrebbe far “partire” la scotta con effetto fionda assai pericoloso (i cavi in tensione e sotto sforzo, quando si spezzano, divengono estremamente pericolosi). Anche manovrando il cavo o la catena dell’ancora occorre prestare molta attenzione, mani e piedi devono stare lontani dalla catena e dal cavo e, comunque, esternamente al loro raggio d’azione.

Sottocoperta
All’interno della barca, anche se tutto sembra più sicuro, le possibili situazioni di pericolo sono altrettanto frequenti e i danni, a volte, risultano più seri e con conseguenze più gravi per la sicurezza dell’imbarcazione. È soprattutto sottocoperta che si sviluppano gli incendi e la parte che merita più attenzione è certamente la cucina. La presenza della bombola del gas è di per sè un motivo di seria preoccupazione, anche se obbligatoriamente sistemata all’esterno. Chiunque sia destinato alla preparazione dei pasti deve verificare la chiusura del rubinetto posto sulla bombola ogni volta terminata la preparazione dei pasti (spesso non lo si fa, perché si pensa che sia una fatica inutile, dal momento che dopo qualche ora lo si deve riaccendere per preparare il tè). Il gas è più pesante dell’aria e si deposita in basso, nella sentina, assieme ai vapori del gasolio, che frequentemente, anche in piccole quantità, vi finisce per piccole ed inevitabili perdite (è come stare seduti su una polveriera!). L’acqua e l’olio bollente in pentole non saldamente bloccate e su cucine “poco basculanti” sono un’altra seria causa di infortunio. Scolare la pasta è un problema arduo, se si deve procedere come solitamente si fa in casa. La scottatura è inevitabile e l’ustione seria è assai probabile per chi sta ai fornelli. Anche in cucina, benchè possa sembrare scomodo, suggerisco di indossare maglietta, pantaloni e scarpe, i primi perché ci proteggono da schizzi bollenti e le scarpe perché salvano i nostri piedi dalla caduta di oggetti mal posizionati. Facciamo molta attenzione anche all’uso dei coltelli e degli altri accessori da cucina, evitando di lasciarli in giro. La barca si muove spesso in maniera imprevista (un’onda improvvisa e di direzione diversa dalle altre, causata dal passaggio di una nave o da un’altra imbarcazione, un cambio di rotta, una virata, etc.) ed il ferimento delle mani è un rischio assai frequente. Se schizzi d’olio finissero a contatto con la fiamma del gas, l’incendio dell’olio contenuto nel tegame è un fatto quasi certo. Mantenete vicino alla cucina un coperchio di diametro adeguato (più largo del tegame) e una coperta antincendio. Evitate assolutamente di utilizzare acqua per spegnere le fiamme in una padella d’olio; il risultato sarebbe estremamente pericoloso. Pensate che l’acqua, quando raggiunge la temperatura di ebollizione, sviluppa un volume superiore di ben 1600 volte a quello che occupava allo stato liquido. In cuccetta evitiamo assolutamente di fumare, soprattutto se siamo stanchi e predisponiamo le spallette antirollio, specie per le cuccette alte. Cascare addormentati dall’altezza di un metro e mezzo non è un’esperienza da ricordare con piacere. Su molte imbarcazioni il motore è sistemato in un locale separato, al quale si accede dall’esterno. Questa è la soluzione che offre le migliori garanzie, perché il locale, essendo separato dal resto dello scafo, può essere adeguatamente protetto con materiale resistente al fuoco e può essere dotato di un sistema antincendio efficace (anidride carbonica) ed automatico. In ogni caso, nell’eventualità che si sviluppi un incendio nel locale macchine, evitate di aprire boccaporti o portelli che permettano un consistente ingresso d’aria, perché alimenterebbe l’incendio, sviluppando fiamme alte. Altro punto da tenere sotto controllo è la sentina. La lunga permanenza a bordo abitua il nostro olfatto all’odore del gasolio e rende più difficile individuarne eventuali perdite. Un’ispezione giornaliera e un efficace sistema di aerazione interna ci permetteranno di dormire sogni tranquilli. Teniamo sempre presente che la maggior parte degli infortuni e degli incendi a bordo è dovuta quasi esclusivamente al nostro comportamento e atteggiamento mentale. Siamo sempre portati a pensare che tanto non succede niente, che non è mai successo niente e che due gocce di combustibile in sentina sono un fatto normale, però c’è un punto, difficile da stabilire, in cui questo non è più normale ed il disastro diviene inevitabile.

 


Fuoribordo
Dando per scontato che tutte le volte che una persona si trova in acqua, nelle immediate vicinanze dell’imbarcazione, l’elica deve essere assolutamente in folle, portarsi fuoribordo, semplicemente per fare un bagno o per ispezionare la carena, deve presupporre la presenza di almeno un’altra persona a bordo (a conoscenza della nostra intenzione) e la preventiva predisposizione di un sistema di risalita. A proposito di quest’ultimo mi permetto di suggerire che sarebbe bene utilizzare un sistema rigido e far esercitare ogni membro dell’equipaggio al suo utilizzo. Ho assistito alle acrobazie di baldanzosi giovani, che cercavano di risalire a bordo, impiegando una biscaglina, con il risultato di vederli, dopo ripetuti tentativi, sfiniti ed in cerca di aiuto. L’ispezione alla carena, se necessaria, deve essere fatta con imbarcazione ferma e con il motore spento. Se la barca non ha eseguito di recente la manutenzione in carena, occorre tenere presente che la presenza dei “balani” o altre incrostazioni può provocare dolorose abrasioni. Se non avete una muta, immergetevi vestiti e con un paio di guanti. Se decidete di immergervi sotto lo scafo, fatelo da prua (la barca ferma sarà certamente traversata al mare e alle onde e la prua è la parte che oscilla meno). Dovendo ispezionare l’elica o il timone, assicuratevi che il motore sia spento e la barra del timone ben bloccata con timone alla banda. È bene che la persona immersa abbia un coltello assicurato con un sagolino e un cavo incocciato alla cintura di sicurezza. Così facendo, in caso di necessità sarà più agevole riportarlo a bordo anche se fosse privo di sensi. Se è possibile, mettiamo in mare il tender con un assistente a bordo, il lavoro di ispezione diventerà  certamente più sicuro ed efficace. Altri pericoli possono giungere da imbarcazioni ormeggiate o che transitano vicino alla nostra e da corpi galleggianti e semisommersi. Nel primo caso controlleremo la corretta disposizione dei parabordi ed eviteremo assolutamente di mettere mani e piedi tra uno scafo e l’altro. Ho visto un prode marinaio seduto a cavalcioni dell’ancora, con le gambe protese in avanti, nel tentativo di fermare l’abbrivo eccessivo di un cabinato di 9 metri di lunghezza, che andava verso la banchina. Ha conservato l’uso delle gambe grazie all’urlo provvidenziale del comandante. È più frequente di quanto si pensi che all’interno dei marina si generino onde causate dall’immancabile maleducato, che procede ad andatura sostenuta (purtroppo è assai frequente che questo scorretto comportamento, che certamente non fa loro onore, sia temuto dagli operatori dell’ambito portuale).

Dotazioni di sicurezza
Pensare che le dotazioni di sicurezza possano essere fonte di un probabile infortunio può sembrare insolito, purtroppo un loro uso non corretto potrebbe causarlo. La zattera autogonfiabile è la dotazione che ci consente di abbandonare l’imbarcazione in pericolo, permettendoci di stare fuori dall’acqua e, in qualche modo, protetti dagli agenti atmosferici (caldo eccessivo, vento e freddo), in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Gli infortuni patiti a causa della zattera autogonfiabile sono tutti da classificare in traumi provocati dal suo sollevamento, trascinamento e messa fuoribordo. Questo è dovuto essenzialmente al peso di questa dotazione (kg 30-60  a  seconda della capacità) e della sistemazione a bordo. Il salvagente può essere pericoloso se indossato in modo scorretto o non allacciato, perché, in questo caso, non consente al corpo di assumere la posizione ideale per garantire la sopravvivenza. Ricordiamo sempre che, nell’abbandonare lo scafo, è più facile di quanto si creda perdere i sensi. Anche l’uso dei fuochi e dei segnali richiede una certa attenzione. Occorre assolutamente evitare di azionare i segnali scaduti o con visibili deformazioni dell’involucro; attiviamoli tenendoli sempre sottovento, inclinati di circa 40-45°, con braccio teso e sollevato (anch’esso a 45°). Non rivolgete mai l’imboccatura del segnale verso le persone, l’interno dell’imbarcazione o della zattera, soprattutto se, dopo averlo azionato, il segnale non si accende. Lasciatelo piuttosto andare in acqua, ma lontano dalla barca. Un ultimo avvertimento sull’uso degli estintori a CO2; non impiegateli in locali chiusi e con persone all’interno (cabine, sala motori), perché, come è noto, il CO2 abbassa la percentuale di ossigeno presente nell’aria, rendendola irrespirabile.