Elastico Pieno e Cavo

Elastico Pieno e Cavo

Sono passati tantissimi anni da quando presi in mano per la prima volta una roubaisienne. Ricordo che fu amore a prima vista e nonostante i miei movimenti fossero goffi e poco fluidi, cercavo di imitare ciò che vedevo fare dai pescatori più esperti in tv, anche perché trovare qualcuno che usava la lunga canna ad innesti in Sardegna non era per nulla facile e le prime soddisfazioni non tardarono ad arrivare. Da quel momento, nonostante sia amante di tutte le tecniche al colpo e del feeder, le mie pescate si svolgono per un buon 50% con la roubaisienne, il restante suddiviso più o meno in modo equo tra le altre tecniche. Inizialmente passavo il tempo cercando di perfezionare i miei movimenti, affinando la tecnica, cercando di non lasciare nulla al caso. È proprio in quel periodo che ho capito l’importanza di un panchetto ben posizionato “a bolla” e in sicurezza e ancor più l’importanza di avere a diposizione ed a portata di mano tutta l’attrezzatura con i vari piatti e sostegni. Mi domandavo se fosse meglio un rullo a V o un rullo orizzontale, cercavo di capire che lunghezza dovesse avere il guadino perché i soliti 3 o 4 metri mi sembravano pochi e in fine dedicavo parecchio tempo alla ricerca del miglior modo per montare l’elastico all’interno del kit. Purtroppo però passavo poco tempo a studiare gli elastici, perché quelli che avevo a disposizione erano elastici pieni, per altro di sole due o tre misure; insomma, degli elastici cavi non avevo mai sentito parlare.

I primi cavi
Mi accorsi che avevo bisogno di abbinare le dimensioni dell’elastico al diametro del finale, di montare l’elastico all’interno del kit con una certa tensione e che il colore, a seconda delle condizioni di luce, era fondamentale per cercare di capire quale era la direzione che il pesce prendeva durante il combattimento, specialmente in presenza di ostacoli in acqua. Ovviamente ci volle del tempo per mettere insieme tutte queste variabili anche perché, pur leggendo nelle riviste i consigli dei più esperti, dovevo comunque applicare il tutto negli spot che frequentavo, dove non tutti i pesci si comportavano in modo standard. Iniziai a vedere pubblicizzati i primi elastici cavi ed è li che mi si aprì un mondo. La prima cosa che mi incuriosì era il coefficiente di allungamento di 7:1 e cioè quando un metro di elastico è messo sotto tensione massima si allunga per ben 7 metri; quasi una follia rispetto ai pieni che all’epoca si allungavano in rapporto di circa 4:1. Ora però si presentava un altro problema: pescano con un kit classico e attaccando un pesce di taglia, come si poteva portare il pesce a guadino con tanti metri, anche quindici, di elastico fuori dalla punta? Per superare il problema si usava mollare la tensione dell’elastico facendolo rientrare nel kit, abbassando rapidamente la punta in acqua e risollevandola altrettanto velocemente. Era un’operazione laboriosa che però spesso e volentieri funzionava. Si aveva a disposizione un elastico di ultima generazione, performante, che permetteva di far stancare rapidamente anche pesci di taglia ragguardevole, ma il sistema di recupero del pesce lasciava un pochino a desiderare. C’era bisogno di velocizzare le fasi di guadinatura, anche perché in gara non si deve perder tempo.

I kit strippa
Così come per gli elastici cavi mi capitò di vedere pubblicizzato un accessorio, costituito da un cono con al suo interno una cannuccia, il tutto completamente passante in modo da poter inserire all’interno l’elastico e fissando il tutto alla base del secondo o terzo pezzo. Alla base della cannuccia l’elastico era fermato con un nodo per evitare che si sfilasse dalla punta durante la pescata. Ora si che si iniziava a ragionare! Questo sistema permetteva di regolare manualmente la tensione dell’elastico riducendo non di poco i tempi di cattura. Il sistema a mio avviso, però, nonostante la genialità dell’invenzione aveva anche svantaggi. Il peso, perché nonostante fosse un accessorio di per se leggero, posto su una leva di 13 metri in prossimità della punta, aveva comunque un’influenza sul peso che dopo alcune ore si faceva inevitabilmente sentire da braccia e schiena. Ma come per tutte le cose, prima o poi arriva sempre la novità che ti cambia la vita, i kit strippa dotati di foro laterale per il montaggio dell’elastico. Adesso si che il sistema poteva considerarsi completo. Da allora ho decisamente utilizzato solo ed esclusivamente gli elastici cavi, perché li trovo più performanti e se vogliamo, universali rispetto ai pieni. Cerco sempre di abbinare la dimensione alla taglia del pesce che presumo possa abboccare e di conseguenza vi scelgo anche finale e amo. Mi sono reso conto che usando l’elastico cavo, si riesce a diminuire decisamente diametro del finale e dimensione dell’amo rispetto all’utilizzo di un elastico pieno, anche se peschiamo pesci di discrete dimensioni, perché cedevolezza e morbidezza dell’elastico ti danno una garanzia che abbinata ai kit strippa e un po' di manualità, mi hanno permesso di portare a guadino esemplari veramente notevoli con finali e ami decisamente sottodimensionati.


E gli ibridi?  
In definitiva vi ho illustrato a grandi linee come negli anni sia cambiato il mio rapporto con gli elastici e si è capito benissimo che le mie scelte sono state condizionate indubbiamente dall’evolversi dei materiali. Chiaramente ciascuno di noi prova, testa e trae le sue conclusioni in base all’esperienza. Ci sono si delle linee guida ma ritengo che la scelta dell’elastico sia del tutto personale e che solo con l’esperienza un pescatore possa arrivare ad abbinare perfettamente elastici fili e ami. E l’evoluzione continua! Infatti e lo si poteva immaginare, gli elastici adesso non sono solo pieni o cavi. Esiste una nuova tipologia di elastici, detti ibridi che personalmente non ho ancora avuto modo di testare, ma di cui parleremo in una delle prossime uscite, testandoli sul campo.