Editoriale 5/25

Gli effetti nocivi del piombo sull’ambiente sono ampiamente dimostrati, al punto che l’Eftta (European Fishing Tackle and Trade Association), ha già approvato una proposta per la riduzione di questo materiale negli attrezzi da pesca, così come nelle munizioni. In verità, in seno ai paesi membri, non tutti si esprimono a favore. La proposta legislativa della Commissione europea sulle restrizioni del piombo, elaborata sui dati dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche, che alla scadenza di prossimi 5 anni, istituirebbe importanti paletti sulla produzione e consumo del piombo, appare per alcuni impraticabile per l’impossibilità di effettuare i controlli. Di fatto però le stime della ricerca, in riferimento alle attività di caccia e pesca, dicono che ogni anno 44.000 tonnellate di piombo vengono disperse nell’ambiente dell’Unione europea e in particolare l’11% dalla pesca. Nei prossimi venti anni in virtù delle limitazioni in via di approvazione la quantità del metallo pesante rilasciata nell’ambiente si ridurrebbe di quattro volte circa: un successo per la Comunità europea, almeno in parte, in piccolissima parte. Infatti, se di piombo dobbiamo parlare, altri campi meriterebbero la scena e l’attenzione dei 27, campi ben più insidiosi, dove il rischio non si ipotizza e di piombo si muore. Fuori dai nostri confini, certo, ma non lontani dai nostri occhi e dal nostro cuore, come in Ucraina e in Palestina, in Yemen e in Sudan.