Dentici e Long Jerk

Dentici e Long Jerk

di Angelo Serrau Marongiu

Le forti restrizioni degli ultimi due anni hanno ridato vigore all’ecosistema marino. La naturale contrazione del mercato ittico, dovuta a un abbassamento della domanda della ristorazione, le limitazioni degli spostamenti e una riorganizzazione della spesa di casa, da una parte hanno creato forti incertezze economico sociali, dall'altra hanno indubbiamente reso i nostri spot a tratti surreali per l’improvvisa assenza dell'uomo. È cresciuta la nostra voglia di evadere, la ricerca dei grandi spazi e le atmosfere del mare, a cui eravamo abituati, di colpo sono diventati un bisogno. Oltre al mutamento improvviso dei nostri stili di vita, in tanti abbiamo temuto l'incertezza di non poter ritornare a divertici. Abbiamo sfogliato sullo smartphone gli album delle passate catture, ripercorso i combattimenti più belli e perché no, anche i più brutti (da quelli si impara). Ci siamo informati, abbiamo studiato, migliorando nodi, attrezzature (alcune solo sognate); studiato e pianificato uscite con l’aiuto di Maps e altre applicazioni... E finalmente, quando siamo tornati a pesca, tutto è risultato “amplificato”, sia per le insolite dimensioni delle catture che per le emozioni nuove regalate da questa grande passione, lo spinning da terra.


Spot e attrezzatura  
Iniziamo con il definire quali sono gli spot più adatti per lo spinning da terra e poi ci concentreremo sulla ricerca di una delle catture più ambite per chi pesca con gli artificiali: il dentice. Personalmente frequento la costa sud orientale della nostra isola che non è così riccha di spot interessanti come il versante occidentale, ma regala comunque scorci davvero suggestivi, da frequentare. Ad esempio, le punte rocciose di Baunei, Villasimius, Arbatax e Muravera, presentano fondali importanti dove è più facile e noto l'incontro con grossi predatori come ricciole, dentici massicci, grossi alletterati o sua maestà il tonno rosso. Sono fondali adatti allo shore jigging, una tecnica che esige l'impiego di attrezzature più severe, capaci di girare la testa ai pesci ancor prima che l’esca tocchi il fondo. Ma, a parte questi siti d’eccellenza, la costa orientale non è molto impegnativa, con vie d’accesso facili e validi spot a pochi minuti dal parcheggio. Per questo, nonostante sia meno ricca di pesci, la costa orientale è comunque la più frequentata dagli spinner. Ma, si sa, i pinnuti preferiscono la tranquillità. Per fortuna i bassi fondali hanno un’alta densità di pesce foraggio, con habitat ideali per la riproduzione e nella stagione calda si muovono correnti più miti, tutti fattori che avvicinano le nostre prede anche in acque medio basse. Un discorso specifico va fatto per il dentice, sparide da cercare in scogliere che si affacciano su fondali importanti e che quindi è improbabile trovare in molti spot frequentati dalla maggior parte degli spinner. Come attrezzatura, personalmente utilizzo una canna da un’oncia, con mulinello, dato per essere 3500 ma con capienza equivalente a un 5000. L’ho scelto per la frizione, sicura, precisa e potente. Infatti ha un drag dichiarato di 13 chili. Con me porto sempre diverse bobine di ricambio, tutte armate con ottimo trecciato da 8 fili dello 0,23 e da 4 fili dello 0,24. A questi lego sempre un finale in fluorocarbon, dello 0,52. Con questa configurazione ho pescato di tutto, ricciole, sia piccole che grandi, alletterati, aguglie imperiali e dentici, naturalmente. Un ultimo aspetto da tener bene in considerazione è la qualità di ami e ancorette. Queste ultime, rinforzate, nella misura T4x #, fanno da terminale pescante ad esempio sui miei immancabili long jerk da 190 millimetri, l’esca che su tutte preferisco e che riempie la mia cassetta con molti modelli anche doppi, con colorazioni differenti.

“La preda è grossa, impressionante. All’inizio non riesco a fronteggiarla. È di sicuro un dentice che cerca di tagliare il filo sfregandolo sul fondale”.

Dentice... in superficie
In generale, negli spot che frequento abitualmente, la presenza del dentice è molto rara e il più delle volte, anche se tutto sembra essere perfetto, lui, il dentex, non si presenta. Le cause di questo fenomeno, sono molteplici: la pesca a strascico, e più in generale, quella dalla barca, sono le più importanti. proprio durante il periodo del “montone”, più o meno da aprile a maggio, quando il dentice attacca non solo per nutrirsi ma anche per difendere il territorio. E poi reti, palamiti, attività di balneazione, mancanza di pesce foraggio a terra e la temperatura dell’acqua non ottimale, tutti fattori che pesano sulle nostre speranze di vedere un attacco sull’artificiale. L’incontro col dentice, nello spinning da terra, è un’esperienza unica che andrebbe cercata solo quando le condizioni meteo marine sono adatte, anche se, in verità, ho avuto attacchi e catture anche in condizioni improbabili. Pescarne almeno uno all’anno è già un risultato confortante, ma, fortunatamente, il lockdown ha sollevato di molto la media. E infatti, in questi due ultimi anni di restrizioni, ho avuto modo di incontrare il dentice in 5 episodi e stagioni differenti. E per ben tre volte in contesti inaspettati rispetto ai periodi e agli spot abituali di sempre. Tra questi, il pesce più bello per dimensioni e forza è stato un dentice di 7 chili. Attaccò l’artificiale quasi in superficie, circostanza anche questa non comune, a ridosso di una punta rocciosa, proprio sotto ai miei piedi. La forza e violenza della mangiata mi lasciò pietrificato, un attacco veramente improvviso e determinato. Furono minuti di panico poiché il dentice, soprattutto nei primi istanti che seguono lo strike è sempre dannatamente incontenibile. Ebbi paura di rompere tutto, poiché, a tratti, il pesce sfregava l'artificiale sul gradino roccioso, senza che io riuscissi a contrastare la sua azione. Per fortuna la roccia era ricoperta da un folto tappeto erboso di morbida alga forcellata. Do-po qualche minuto, riuscii comunque a salpare il pesce. Davanti a me si mostrava un esemplare massiccio, caratterizzato, come sempre, dal solito sguar- do spiccatamente incazzato e segnato dalle inconfondibili striature gialle e chiazze blu rosate. Aveva una vigorosa massa muscolare e la marcatura con tratti di colore bruno, insomma il pesce più bello.