Nel vasto mondo della pesca sportiva, c'è una specie che regna sovrana nelle acque costiere del Mediterraneo: il dentice.
Nel vasto mondo della pesca sportiva, c'è una specie che regna sovrana nelle acque costiere del Mediterraneo: il dentice. Conosciuto per la sua forza, agilità e sapore prelibato, il dentice è da sempre uno dei trofei più ambiti dai pescatori sportivi. Il dentice (Dentex dentex), appartiene alla famiglia degli Sparidae, e come tutti gli sparidi cresce molto lentamente. La sua età di riproduzione corrisponde circa al quarto anno, quando ancora non pesa neanche due chili, e può raggiungere i dieci chili in oltre 25 anni, una bella differenza con la lampuga che a 4 anni può raggiungere tranquillamente i 40 chili. È diffuso in quasi tutte le zone costiere del Mediterraneo e in alcune parti dell'Atlantico dove le acque sono temperate. I colori che lo caratterizzano sono il fondo argenteo con tonalità che sfumano dall'azzurro del dorso al rosato dei fianchi, con sfumature intermedie e puntinatura blu, la livrea è rossastra, e tutto ciò lo rende facilmente riconoscibile tra gli altri abitanti marini. Ma cosa rende il dentice così affascinante per i pescatori sportivi? Innanzitutto, la sua abilità nel muoversi agilmente tra le rocce e nelle correnti lo rende una sfida emozionante da affrontare con la canna da pesca. La sua resistenza una volta abboccato è notevole, richiedendo abilità e pazienza da parte del pescatore per essere catturato.
Traina - I pescatori sportivi utilizzano diverse tecniche per catturare il dentice. Una delle più comuni è certamente la traina, sia con il vivo che con il morto. In questo caso il pesce viene insidiato tra i 20 e i 60 metri di profondità, con questa configurazione: un piombo guardiano, che andremo a dimensionare in base alla profondità scelta e alla corrente; un pre-terminale, la cui lunghezza sarebbe da impostare in base alla stagione; un terminale, solitamente in fluorocarbon perché più resistente alle abrasioni. Per quanto riguarda il terminale, personalmente sono solito utilizzare due ami con misure dal 4/0 al 6/0 in base dalla marca (ogni marca differisce leggermente), e in base alla forma e al peso dell’esca. Di questi due ami, uno (il primo) è quello trainante. Questa parte di paratura si può avere scorrevole o fissa: nel primo caso abbiamo il vantaggio di poter adattare la lunghezza di scorrimento in base all’esca, e quindi abbiamo maggiore versatilità; nel secondo caso è necessario avere più terminali con misure diverse, ma qui il vantaggio è la maggiore robustezza nel caso in cui la mangiata avvenga su quest’amo. Nel caso in cui si voglia avere un trainante scorrevole è necessario avere degli accorgimenti (l’uso di pallini o stopper che fungono da ammortizzatore) in modo da evitare spiacevoli rotture. Oggi le esche principe per questa tecnica sono sicuramente i calamari e le seppie mentre anni addietro veniva utilizzata prevalentemente l'aguglia, ovviamente lo si può insidiare anche con altre prede.
Vertical - Un’altra tecnica più recente, e che in alcuni periodi dell'anno dà grandissime soddisfazioni, è la tecnica verticale, con tutte le sue varianti. A parere mio sono molto più dinamiche e divertenti, in quanto abbiamo la possibilità di variare molteplici artificiali, come jig, inchiku, kabura o quelle che negli ultimi anni stanno facendo la differenza che sono le esche in gomma: queste hanno il vantaggio di imitare sia pesci che cefalopodi. Si possono utilizzare anche degli artificiali in maniera ibrida, ovvero con l’utilizzo combinato dell'artificiale con esche naturali, sia vive che morte, con il vantaggio di attrarre il pesce sia con le vibrazioni che con l’olfatto. Il grande vantaggio della pesca verticale è che possiamo arrivare ad insidiare il pesce fino al suo limite di profondità (il dentice possiamo trovarlo tra i 0 e i 90 metri). Altre tecniche popolari includono la pesca a fondo con montature specifiche per il dentice e la pesca a shore jigging, dove si utilizzano piccoli artificiali che imitano i movimenti delle prede. Ma pescare il dentice non è solo una questione di abilità tecnica; è anche una questione di conoscenza del suo habitat e del suo comportamento. I pescatori esperti sanno che il dentice tende ad aggirarsi intorno a formazioni rocciose, grotte sottomarine e relitti, dove si nasconde in attesa di prede. È un pesce semi-bentonico: significa che non fa grandi spostamenti, e inoltre risente molto della temperatura dell’acqua, quindi preferisce rimanere dove la temperatura è costante. Trovare questi punti strategici è essenziale per aumentare le probabilità di successo. Tuttavia, la pesca del dentice richiede anche un approccio responsabile e sostenibile. Poiché è una specie che quando va in riproduzione si riunisce in grandi banchi questo è il momento dove il dentice diventa vulnerabile, e vista anche la sua grande territorialità attacca molto facilmente, e ciò può minacciare le popolazioni.
È importante che i pescatori sportivi rispettino il dentice nel periodo di riproduzione prelevando al massimo quello consentito anche se sarebbe meglio evitare del tutto di insidiarlo nel periodo di riproduzione. Evitiamo di prelevare più di un esemplare dallo stesso gruppo perché è nostro dovere come pescatori sportivi garantire la conservazione del pesce per le generazioni future. Molti si chiedono se sia possibile rilasciarlo: purtroppo risente del barotrauma ovvero quando viene recuperato dal fondo per via della pressione la sua vescica natatoria si gonfia comprimendo lo stomaco e facendolo così estroflettere. È chiaro quindi che rilasciarlo in quella situazione non avrebbe senso perché andrebbe a morte certa. Esistono comunque delle tecniche per poterlo rilasciare in sicurezza: una di queste è calarlo sul fondo con un piombo e un amo senza ardiglione, in questo modo lo stomaco rientra nella sua posizione e giunto nel fondo il pesce si libera da solo. In conclusione, il dentice rimane una delle sfide più affascinanti e gratificanti per i pescatori sportivi. La sua bellezza, la sua forza e il suo sapore prelibato lo rendono un trofeo ambito, ma è la passione e la dedizione dei pescatori che rendono questa pratica così speciale. Ricordiamoci sempre di praticare una pesca responsabile, rispettando l'ambiente marino e le sue creature. “Chi no tenit respetu po su mari no du tenit po nemus.”.
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