Dentex Cup 2022
Se le tira dietro? Chi lo sa? Di certo, anche quest’anno, il Dentex Cup ha patito gli elementi. A metà ottobre però, i diciassette equipaggi iscritti, di rientro da piazza calamaro, e ancor prima (la sera del 15 ottobre), dal briefing pasticcione, sono tutti a disposizione di Tore Aiana, direttore di gara, nello specchio acqueo libero davanti al porto di Capitana, per l’ultimo atto pri-ma del via. Puntualissimo, un segnale acustico, alle 8,30, dà lo start, e come in una gara di velocità, le scie bianche si dirigono un po’ in tutte le direzioni. Ma c’è anche chi preferisce indugiare un attimo finché si definiscono, almeno a grandi linee, le posizioni, per poi decidere il da farsi. Il tempo è buono ma le previsioni danno il vento in aumento da metà gara in poi. Cosa che nell’economia della tenzone, ha il suo peso, visto che le prime ore di gara sono decisive. La radio, la solita radio pesca, ufficialmente è spenta, ma gli equipag-gi, almeno in buona parte, risultano comunque informati. Molto più del sottoscritto, che pure in mare e libero di muoversi in autonomia, solo per caso scopre i segretissimi altarini. Il primo riguarda proprio il Selva di Skrich, che vanta a pagliolo un dentice, forse la pri-ma cattura della gara, fatta nelle poste più vicine alla partenza. Segue una bel-la tanuta di Walter Rolesu e Francesco Serci, sfortunatamente senza valore ai fini della gara. E il cappone di Alessio De Vita, l’unico musicista con canna e mulinello, in coppia con Massimiliano Mossa, anche loro fuori classifica. Poi ci sfiora il gommone di Fabrizio Schirru e Roberto Sanna, gli stessi di quel dentice di cui tutti parlano. Ma, a bocche cucite, i protagonisti, non senza imbarazzo, negano. Segue un periodo di stanca appesantito dal vento e dal mare crescente, finché è ora di rientrare e aspettare gli equipaggi al distributore del porto per la consegna del pescato.
“Ma il clou è stato, il destino della favolosa e ambita canna Ambermax, il cui titolare, con l’ennesima invenzione, ha rimesso in gioco per beneficenza, per poi aggiudicarla alla fortunata e sorridente Katia Atzori...”.
E qui, tutto procede regolare, finché l’accettazione chiude bottega e seduta stante decide di squalificare l’ultimo equipaggio, reo di non aver rispettato i termini di consegna. L’ultimo equipaggio ma anche l’unico a vantare due prede, una delle quali, si scoprirà alla pesatura, il pesce più grosso della gara, quello che avrebbe fatto vincere i due Picciau, padre e figlio, ancora storditi e incapaci di mettere a fuoco la situazione e sentirsi eliminati. Un’altra e più approfondita lettura-interpretazione del regolamento, invita la direzione gara, verso un’altra decisione: non più squalifica ma solo una penalizzazione visto che il giorno prima al briefing si era detto… Come dire: un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Così si salva la faccia e si limitano i danni delle norme, dell’abbondanza di norme e divieti, che poi sono sempre la causa d’incomprensioni e a volte ingiustizie. Chiusa la questione con il necessario savoir faire, il circo si sposta nel locali del ristorante Victory per la pesatura, la gazzosa di contorno e infine la premiazione. Anzi, prima ancora, il pranzo, visto che la tensione della gara non consente neanche uno spuntino. Ottimo il menù proposto in convenzione che però motiva il solito ritardo. Già la premiazione! In un baleno Skrich e i suoi collaboratori, soddisfatte le esigenze delle diete imposte, espongono un montepremi che di questi tempi, per chiunque altro, sarebbe stato difficile metter su, ma... Ma torniamo alle operazioni della pesatura. Viste le prede, non c’è molto da fare. Tre prede valide, tre vincitori e poi tutto il resto. Vince questa seconda edizione del Dentex Cup la coppia Francesco Lecca - Simone Pisano. Già, proprio lui, l’orga- nizzatore! Secondi, con un distacco di 650 punti, Roberto Sanna e Fabrizio Schirru, anche quest’ultimo solito a organizzare e partecipare, ma non in questa occasione. Terzi, per un pelo, Andrea e Piergiorgio Picciau, costretti a far buon viso a cattivo gioco. Diciamo che questa volta, l’asta del pescato e il susseguirsi di eventi, ha riscattato il “povero” epilogo. Infatti, Lecca, ha voluto generosamente premiare tutti, inventandosi, al di fuori del podio, un proseguo di classifica a estrazione, omaggiando quindi, con la tanta roba esposta, anche gli altri 14 equipaggi. Ma il clou è stato, secondo me, il destino della favolosa e da tutti ambita canna Ambermax, il cui titolare, con l’ennesima invenzione della giornata, ha rimesso in gioco per beneficenza, per poi aggiudicarla alla fortunata e sorridente Katia Atzori, che ha offerto una vantaggiosa, ma comunque consistente, somma di denaro.
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