Deep Slow Pitch
Qualche anno fa un caro amico, biologo marino, mi fece notare che i fondali che vanno dai m 100 ai 200 non sono "toccati" dalla pesca professionale. La piccola pesca e le reti da posta arrivano di solito fino a 90 metri e la pesca profonda a strascico viene praticata oltre i 200 metri alla ricerca di gamberi e scampi. Spinto dalla curiosità cominciai subito a esplorare quelle batimetriche dove ogni minimo segnale sull'ecoscandaglio va interpretato a dovere visto che una variazione minima del fondale può significare un salto di parecchi metri. Le prime catture non si fanno attendere. Data la profondità, delle fameliche sarragne (perchie) nessuna traccia. In compenso ci sono i voracissimi pesci lucertola, i diver- tentissimi occhialoni, i combattenti paraghi, i sempre graditi San Pietro e capone e la regina incontrastata delle profondità sua maestà la cernia canina. Da non sottovalutare gli incontri occasionali come il dentice temerario e il sempre presente tonno rosso. Dopo questa doverosa prefazione possiamo dire che le tecniche di pesca verticale in acque profonde si sono ritagliate uno spazio importante. Siamo partiti con i jig per poi passare ai sempre validi inchiku fino al micidiale Slow Pitch. Ultima diavoleria nipponica, lo Slow Pitch, rappresentata in pieno l'evoluzione tecnica della pesca in verticale con attrezzature light, capaci di contrastare prede di mole e di godere in pieno le varie fasi dello strike e del combattimento, pescando fino a 200 metri di profondità.
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