Costa Est
La costa sud orientale della nostra isola propone un campionario ricchissimo di proposte per il surfcasting. Lunghi “spiaggioni” con fondo uniformemente sabbioso si alternano a cale più o meno estese, incastonate tra splendidi promontori. Ci accingiamo ad affrontare la lunga stagione estiva, periodo non proprio eccellente per i veri appassionati di surfcasting. E non mi riferisco solamente alle condizioni meteo che in genere accompagnano i mesi caldi, con venti deboli, moto ondoso quasi assente e alta pressione barometrica; condizioni queste più da pesca a fondo che da surfcasting reale; il vero limite è dato dalle restrizioni imposte dalla stagione balneare che ci permette di pescare solo ed esclusivamente dal tramonto all’alba. La limitazione, a sud est, è amplificata da quello che potremmo definire l’effetto Cenerentola. Proprio come la bella protagonista della fiaba, costretta a terminare il suo ballo entro mezza notte, così, grazie ai racconti e le esperienze ormai pluridecennali di tanti appassionati, si è consolidata la convinzione (forse solo popolare...) che qui, a sud est, si pesca bene solo nelle prime ore notturne. Ecco quindi che queste spiagge ci inducono a esser veloci, nella scelta dello spot, nella preparazione della postazione, nell’azione di pesca, perché non abbiamo una notte intera a disposizione, ma solo alcune ore fugaci. Immaginiamo quindi di muoverci veloci, a cavallo di un drone (non credo ne esista uno in grado di reggermi...) e voliamo radenti alla ricerca di punti interessanti dove lanciare i nostri inneschi.
Occhiate a Cala Sinzias
Si fa presto a dire Cala Sinzias. Una lingua di sabbia che si estende per qualche chilometro e che, via via che la si percorre, prende il nome di alberghi e campeggi che la occupano, sino ad arrivare alla parte più settentrionale dell’arenile, conosciuto come spiaggia di San Pietro. Escludendo la piccola Cala Pira, Cala Sinzias è la prima spiaggia che si incontra risalendo la costa, una volta oltrepassata l’area marina di Villasimius. La spiaggia si raggiunge percorrendo la provinciale 18 e svoltando nel parcheggio del lido Tamatete. Una breve camminata ci porta in riva al mare, su sabbia soffice di grana media. Concentriamo la nostra attenzione sulla parte più meridionale della spiaggia, quella a ridosso delle rocce. Lo spot è esposto a est, nord est. Il fondo degrada con una certa velocità, tanto che questa è la parte della lunga spiaggia che “regge” meglio il mare, rispetto ad altre zone dove il fondo rimane molto più basso. In inverno i pescatori la frequentano esclusivamente con mare mosso, alla ricerca di spigole, pescando con esca viva. In questo periodo più caldo è interessante la condizione con mare piatto e vento alle spalle o assente. La particolarità dello spot è data dalla presenza di rocce “a destra” e fondo sabbioso uniforme altrove. La combinazione tra misto e sabbia sembra sia molto gradita da un pesce in particolare: l’occhiata. Questa è conosciuta dagli appassionati per l’abitudine di attaccare le esche con molta esuberanza, al volo, facendo sussultare e piegare la canna alla stregua di prede di dimensioni ben più generose. Le occhiate nuotano in branchi, caratteristica che le rendono molto “simpatiche” nel mondo agonistico: “trova le occhiate se vuoi far classifica!”. Infatti, Cala Sinzias, come nessun’altra spiaggia di questo tratto di costa, è meta fondamentale per chi voglia vincere gare a campo libero (vero Massimiliano Cabras?). La strategia di pesca è presto descritta. È consigliabile lanciare a ridosso della parte con fondo misto; parature a tre ami con due finali flotterati. Sull’argomento flotter esiste un’immensa letteratura: colori, dimensioni, fluorescenza, in tanti hanno tentato di trovare delle regole auree. Ma ogni spot ha le sue regole. L’esperienza suggerisce di utilizzare flotter di dimensioni molto contenute, il tanto da permettere all’esca di fluttuare in un mare cristallino. Come esche, due su tutte: arenicola e coreano. Per la verità basterebbe considerare il verme coreano, di piccole dimensioni, innescato intero. Ma visto che a Cala Sinzias nuotano anche bei surelli e lecce stella, l’arenicola, con il suo formidabile potere attrattivo, non può essere snobbata. Braccioli medio lunghi dello 0,16 o 0,18 e il gioco è fatto.
I big di Santa Giusta
C’è poi chi, anche d’estate, non perde l’abitudine di pescare “pesante”, col vivo o con voluminosi tranci. Agli amanti della spigola “fuori stagione” e a chi invece, più concretamente, cerca qualche serra in costa est, consigliamo Santa Giusta. Da Cala Sinzias non dista più di 5 minuti di macchina, verso settentrione, superando Monte Turno e Sant’Elmo. Il parcheggio è molto ampio, carissimo per chi lo frequenta di giorno e non lontano dalla spiaggia. Il tratto più interessante e quello “a destra” degli scogli che anticipano Punta Santa Giusta e lo scoglio di Peppino. Santa Giusta è esposta a est. La sabbia è di colore chiaro e grana fine. Il fondo del mare aumenta dolcemente e nei primi 60 metri l’acqua non supera il metro e mezzo. Come accennato, è uno spot da spigole, molto battuto dai surfcaster in inverno. Con l’aumento della temperatura dell’acqua, nella stagione estiva, sono sempre più frequenti le catture di serra, come in nessun altra spiaggia di questa costa. Se vogliamo dedicarci esclusivamente a questa pesca, lasciamo a casa l’attrezzatura light e sfoderiamo il cavetto d’acciaio. A differenza di altre spiagge sarde, a Santa Giusta è consigliabile utilizzare inneschi di dimensioni contenute. Paratura con un solo trave, 50 centimetri di lenza dello 0,40 o 0,50, su cui si fissano 20 centimetri di cavetto d’acciaio con amo (o più ami) del 4/0. Come boccone possiamo usare il classico trancio di muggine. Se i serra ci sono, faranno toc toc in pochi minuti.
Mormore a Capo Ferrato
Se soffia forte il maestrale, scordatevi tutto quello che ho detto sino ad adesso. A maestrale si va a Capo Ferrato! Altri dieci minuti di macchina per superare Costa Rei, Piscina Rei, Ziu Franciscu e Tiliguerta. In pratica percorriamo tutta la provinciale 97 e appena dopo una torretta dell’Enel, svoltiamo a destra superando una sbarra sempre aperta. Capo Ferrato è esposta a sud est e quindi il maestrale ci soffia proprio alle spalle, ci permette di lanciare lontanissimo e quindi di avere un maggior raggio d’azione alla ricerca delle vere padrone di questo spot, le mormore. La configurazione ideale è quella a tre, massimo quattro canne in pesca. Inizialmente si sonda il mare a distanze diverse: sotto i piedi, a venti metri, a sessanta, lontano. Le mormore “pascolano” su una linea che corre parallela alla riva; trovata la giusta distanza di pascolo le catture si ripetono a decine. Braccioli lunghi, sottilissimi, ami del 10 o 12, arenicola come se piovesse e canna quasi in bando. Meglio se ambedue i braccioli rimangono adagiati sul fondo. Spesso l’abboccata è appena percettibile e si confonde con il lieve movimento della cima prodotto dal vento che fa “pancia” sulla lenza. Mormore piccole, da rilasciare, appena in misura o davvero grandi; nella serata buona non c’è un attimo di tregua e se siamo stati troppo parchi nell’acquisto dell’esca, in due ore ci troviamo senta armi. In conclusione, tre spot poco distanti tra loro che presentano lievi differenze morfologiche e gradi opportunità per il pescatore. Andiamo a pesca!
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