Corvine e Altre Sorprese

Corvine e Altre Sorprese

Come ogni anno, finalmente è iniziato il campionato interno della mia società, le Aquile di Mare di Arbus. Il regolamento prevede che siano valide le prede superiori al mezzo chilo, un modo per selezionare la taglia e per vedere pesci davvero belli. Se necessario faccio tanti chilometri per trovare lo spot giusto ma generalmente peschiamo nella costa occidentale. Queste prime uscite di campionato mi hanno insegnato che nel surf casting tutto è possibile. In particolare due catture hanno indebolito le mie certezze, due episodi particolari e molto divertenti.


Orata e cavetto
Per la prima uscita, con mio figlio Alessandro abbiamo deciso di esordire sabato 20 giugno. Le previsioni ci danno una finestra di condizioni favorevoli proprio per sabato 20. La nostra scelta cade sulla bella spiaggia di Scivu. All’arrivo in spiaggia il mare è ancore bello formato, condizioni difficili per un surfcaster giovane, anche se già esperto, come Alessandro. Decido quindi di fargli piazzare le canne dove non c’è troppa turbolenza. A un primo sguardo il mare sembra pulito, sembra… Sottilissime alghe quasi invisibili ci limitano l’azione di pesca, ingarbugliando i braccioli e formando delle grosse palle sul nodo dello shock leader; spesso dobbiamo arrestare il recupero perché la matassa si blocca sul primo anello della canna. Ma il vento soffia frontale e quindi per il momento le alghe si accumulano sempre nello stesso settore. Decidiamo quindi di spostarci e, appena 50 metri sulla destra, come per magia, non c’è più posidonia a disturbarci. Con noi abbiamo un ricco “arsenale” di esche: gambero, seppia, cannolicchio e trancio di muggine… vediamo un po' cosa succede. Già dai primi lanci vediamo mangiate. La prima bella piega arriva su una canna innescata a gambero. Ma il recupero ci regala solo un bracciolo tagliato. Che siano serra? Un attimo do- po ecco una canna dritta, spiombata. Lenza in bando, troppo in bando! Lenza madre tagliata di netto, segno inequivocabile della presenza di serra. Infatti capita molto spesso che il Pomatomus, non si sa bene per quale motivo, attacchi non l’esca ma la lenza madre, forse nel tratto dove questa tocca l’acqua, tagliandola di netto. Andiamo male, oggi non sarà una passeggiata! A questa prima fase di attività segue un intervallo di calma totale. L’assenza di pesci forse è dovuta alla presenza di tanti serra. E visto che il trancio non viene neppure considerato dai predatori coi denti aguzzi provo a cambiare menù. Nel secchio ho due belle seppie, della misura giusta per essere innescate intere. Ma non voglio dare la soddisfazione al serra di portarsi via una succulenta seppia. Quindi preparo un inne- sco con cavetto d’acciaio da 30 libbre e amo 2/0. Qualche giro di filo elastico per rendere l'innesco più compatto e via in acqua. Ormai è mezzanotte passata e data l'assenza di attività forse è meglio riposare un po' sotto l'ombrellone. Mi rilasso per nemmeno un’ora. Appena accendo la pila e illumino le canne, noto subito che proprio quella innescata con la seppia è in bando. All’inizio non ho buone sensazioni, penso che di nuovo  sia  stata tagliata la lenza madre. Ma come inizio il recupero sento pesante e nessuna testata. “Bene” mi dico, “dovrebbe essere una spigola!”. Continuo il recupero con cautela fino a portare la preda vicino a riva. Quando arriva negli ultimi metri sento due timide testate. Continuo a recuperare sino a vedere la preda: una bella orata! Mi accorgo che l’orata non ha tanta voglia di combattere, è quasi arresa, forse perché è rimasta un po’ di tempo agganciata al grosso amo o forse perché “la golosa” ha ingoiato completamente la nostra seppia, completa di cavetto. Insomma, un’orata con cavetto, alla faccia della proverbiale diffidenza di questo pesce stupendo. Un animale che alla bilancia fermerà l’ago a circa 1,5 chili. La nottata trascorre senza grossi sussulti, con un altro attacco di serra su una canna di Alessandro. La fortuna ci ha messo un pizzico di suo.

Corvina nella turbolenza
Passano due settimane ed eccomi di nuovo a pesca, questa volta con l’amico Stefano Ghiani. È il 4 luglio, le previsioni danno un mare che va dai due metri a scendere in mattinata. Con Stefano decidiamo di andare alla ricerca di un po' di schiuma. Arrivati a destinazione corriamo a vedere il mare. Uno spettacolo! I due metri  che davano le previsioni ci sono tutti. In questi casi è determinante scegliere bene dove piantare i picchetti. Dobbiamo trovare quei settori che ci permettano di restare in pesca. La partenza è quella delle migliori. Sto ancora montando la seconda canna che Stefano recupera una preda importante. È orata, di sicuro, visto che l’esca è un bel granchio vivo. La prima cattura è già importante, con i suoi due chili abbondanti. Molto bene! Il surfcasting è una pesca comoda? No, di sicuro. Vento in faccia, sabbia che si sprofonda e la “simpatica” compagnia delle alghe, anche questa volta. È una continua lotta, con le canne che insistono a partire in corrente assieme alle alghe. Ma siamo fiduciosi che il mare cominci a mollare e speriamo che spariscano anche le alghe. Il mare però “tiene” e le alghe pure… in più seppia, gambero e cannolicchio vengono spazzolati dalla minutaglia. Decidiamo di selezionare le prede aumentando la misura degli ami, legando quelli almeno del 4. Le catture si susseguono nel mezzo del casino e riusciamo a spiaggiare qualche oratella. E arriva la sorpresa. Mi accorgo che una mia canna ha un “comportamento” strano. Il cono da 175 grammi è stato trascinato, canna in bando. Decido di controllare cosa sia successo. Come innesco c’è una bella striscia di seppia. Prendo la canna in mano e subito sento la pesantezza della preda. La porto a riva e vengo sorpreso dai bellissimi colori di una corvina che sfiora il chilo. La corvina è una preda più frequente in pescasub, molto rara a surf. Siamo in una lunga spiaggia, circondati da sabbia, in mare e fuori. Chissà  quanto si è dovuta spostare  dalla sua tana, probabilmente affamata perché carica di uova e magari è questo il motivo che l’ha spinta fuori dal suo territorio abituale. Finiamo la battuta di pesca con lo stesso mare con cui abbiamo iniziato e solo al sorgere del sole arriverà la scaduta. Due uscite molto istruttive, con belle sorprese a dimostrazione che il mare non smette mai di sorprenderci.