Editoriale 9/24

ph: Sandro Onofaro

Sono relativamente recenti le notizie che riguardano le incertezze economiche di alcune tra le più grosse aziende mondiali produttrici di materiale da pesca. Eppure la breaking news è questa: l’industria delle attrezzature da pesca è destinata a espandersi in modo significativo nei prossimi otto anni, con una crescita possibile di oltre il 50%. Lo rivela Adroit Market Research, analista con sedi in India e Stati Uniti, che ha valutato il settore in 14,5 miliardi di dollari, prevedendo di raggiungere i 23 miliardi entro il 2032, grazie al crescente appeal della pesca ricreativa e ai vantaggi derivanti da un’attività all’aria aperta. Il rapporto si basa sull’analisi di una serie di profili aziendali come Shimano, Daiwa, Pure Fishing, Gamakatsu, Johnson Outdoors, Rapala, Okuma e altri. Adroit market research sostiene inoltre che la pesca d'acqua salata affermerà il suo dominio nel settore, grazie alla sua maggiore popolarità e alla natura onnipresente della pesca d'acqua salata rispetto a quella d'acqua dolce. Certo sono valutazioni globali che mediano realtà consolidate come quella americana con la meno avanzata che registriamo in Europa e ancora con quelle in forte sviluppo e con una crescente capacità di spesa come Cina e Giappone. Però, è anche vero che i presupposti della crescita individuati da AMR, e che fanno ben sperare, sono perfettamente riconoscibili pur rimanendo nei più stretti confini europei e in particolare d’Italia, vedi i canali di distribuzione online diventati ormai i preferiti, o quasi, dal consumatore; l’importante sviluppo costiero, ininterrotto affaccio al mare; il crescente uso della tecnologia; l’esplosivo mercato dei charter; la prevista crescita della “pesca sostenibile” e l'aumento del turismo a essa legato.