Ce la faremo
Il brutto tempo, i divieti, gli inconvenienti e quanto ostacola un’uscita a pesca è sempre stata l’occasione per leggere un libro o una rivista, specializzati, naturalmente. Oggi, i canali d’informazione sono diversi e, in alternativa al profumo della carta, si pone, con discreta invadenza, il monitor, dai 50 ai 7 pollici. Quindi, sia seduti in poltrona sia accovacciati negli spazi più intimi, ognuno di noi ha la possibilità di immergersi, h24, in un mare di comunicazioni, anche commerciali, spesso di scarsa qualità, altre volte, comunque insufficienti, di più alto livello. In reazione all’astinenza forzata di questi giorni, non paghi della puntuale e sempre qualificata opera di quel che rimane dell’editoria cartacea nazionale di settore, i cosiddetti social, come a loro è congeniale, rappresentano la piazza preferita, per mantenere, anche tra i pescatori, quel contatto che poi è il carburante che anima la passione. Il curioso fatto contingente, è il proliferare, sulla rete, di spazi “pubblici” offerti dagli utenti che in teoria avrebbero qualcosa da raccontare o intorno ai quali fare gruppo e infine sparare una messe di colorite corbellerie sul tema preferito. Tutto ciò è giustificato dal periodo di forzate ristrettezze e valorizzato, in generale, per la visibilità che democraticamente il web offre a tutti. D’altra parte però dobbiamo registrare un fatto: il parlato e soprattutto lo scritto di queste spontanee manifestazioni, sono il più delle volte, un concentrato di strafalcioni che fa perlomeno sorridere. Da qui una domanda? Come crescono i giovani nativi digitali? I nostri figli, costantemente concentrati su uno schermo? Siamo d’esempio e rispolveriamo quel vecchio oggetto che si chiama libro o se vogliamo rivista di pesca. La Lingua italiana ringrazia e noi, restando a casa, “Ce la faremo!”
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