Catch and Release e Tonno Rosso
La gioia di rilasciare un pesce. Quanti di noi riescono a capirla? Non moltissimi, sicuramente, ma un numero in rapidissima crescita, questo si. Ad esempio nei laghi dell’isola dove nella buona stagione sono migliaia e migliaia le presenze sulle sponde dell’Omodeo, del Cuga, del Lerno, tanto per citare alcuni dei nostri bacini. Luoghi ameni, suggestivi, dove si pratica, per lo più, la pesca alla carpa. Luoghi teatro di confronti aspri e accesi, sportivamente s’intende, luoghi dove a soccombere non è mai l’avversario, non è mai il pesce. In questi ambienti, infatti, il catch and release, ossia la cattura e il rilascio in vita dei pesci, è la norma. E dov’è la difficoltà? Direbbero i maligni! La carpa non è un pesce “buono per mangiare”. Per quale ragione portarselo a casa? Già, l’osservazione calza. Il fatto che questa è solo una premessa, che introduce la pesca in mare, ambiente dove i pesci di qualità non mancano. Se in acque interne il catch and release sembra assimilato, vissuto come normalità, ormai senza entusiasmi, in mare le cose sono completamente diverse. Nello spinning, ad esempio, si palpa l’emozione e la convinzione del rilascio. Un mio collaboratore, qualche tempo fa, si scandalizzò perché gli proposi di fare una foto che probabilmente avrebbe messo in difficoltà un pesce. Ma oggi, anche la pesca dalla barca, in particolare la traina, ha maturato una coscienza in sintonia con l’ambiente. Parlo da testimone non praticante, quindi non direttamente coinvolto dal punto di vista sportivo. Questa estate, in più occasioni, ho passato un po’ di tempo in Gallura, naturalmente tra pescatori, locali e acquisiti, in buona parte entourage della Fishing division dello Yacht club di Porto Rotondo. E sono rimasto colpito dall’entusiasmo e dalla gioia di questi ragazzi, a caccia di dentici, ricciole, alalunghe, aguglie imperiali e tonni, per i ripetuti rilasci. Ma anche per l’amarezza letta nei loro volti quando per una ragione o l’altra erano costretti a imbarcare il pesce. Di fronte a questi comportamenti, virtuosi e ormai generalizzati, in acque interne e in mare, anche di fronte a specie super valutate, trovo anacronistico, ingiusto e antieconomico, riservare allo sportivo, per la pesca del tonno rosso, un periodo di appena 60 giorni, conseguenza di una sistematica chiusura anticipata della stagione.
Commenti ()