Caster - Pochi ma Buoni
Una fresca mattina d’inizio primavera ho deciso di salire in macchina e provare un tratto di canale che non frequentavo da circa due anni. Ero quindi totalmente all’oscuro della situazione morfologica dello spot ma di una cosa ero certo: per due giorni di seguito c’erano stati dei temporali ad intermittenza che comunque avevano buttato giù un bel po' di acqua. Al mio arrivo sul luogo di pesca ho capito subito che non sarebbe stata una passeggiata. Infatti l'acqua era decisamente di color marrone e le sponde belle cariche di fango. Tutto faceva pensare a un dietrofront ma se fossi rientrato a casa nulla avrebbe impedito a mia moglie di farmi aggiustare l'avvolgibile del soggiorno che ormai da due settimane era perennemente bloccato. Quindi ho piazzato paniere, montato la roubaisienne e sono rimasto qualche minuto ad osservare dall'alto la zona di pesca che avrei potuto ricoprire con la lunga francese. Il canale largo una quindicina di metri mi offriva poche possibilità di calare la lenza senza che ci fossero ostacoli ad intralciare l'azione di pesca. Sicuramente le abbondanti piogge dei giorni precedenti oltre a sporcare l'acqua avevano anche fatto riversare all'interno del canale le acque degli scolmatori adiacenti, andando ad aumentarne sia la portata che la corrente con conseguente trascinamento di rami, foglie e quant'altro. Tuttavia riuscivo a vedere due zone abbastanza pulite dove potevo calare le mie lenze, una davanti alla mia postazione a circa tredici metri e l'altra ad una decina di metri sulla mia destra. Ora che avevo individuato i punti di pesca dovevo capire che montatura e che esca utilizzare.
La montatura
Dopo aver sondato accuratamente i punti di pesca prestabiliti mi sono reso conto che il fondale era di un metro esatto ed era costante in tutte le zone. Quindi ho optato per una montatura semplice con un galleggiante da mezzo grammo, a filo interno, un bulk di pallini a circa 20 centimetri dal galleggiante e tre pallini a tarare il tutto, appena sotto il bulk e equidistanti tra loro, con l'ultimo posto a ridosso del nodo del finale. Questo era di 20 centimetri dello 0,13 e amo del 16 senza ardiglione.
Azione di pesca
Come esche avevo con me solamente mais, lombrichi e circa tre etti di bigattini abbastanza “vecchi”. Ho iniziato a pescare con il mais fiondandolo ad intervalli regolari proprio sul galleggiante. Dopo circa mezz'ora e senza vedere una mangiata ho provato ad innescare un lombrico, fermandolo sull'amo con un bigattino perché essendo l'amo senza ardiglione, nel giro di qualche secondo il lombrico sarebbe sicuramente scivolato via dall'amo, lasciandolo spoglio e quindi inefficace. Nel frattempo avevo bagnato circa mezzo chilo di pastura gialla dolce da carpa. Quindi ho fatto un fondo, senza esagerare, con qualche palla di pastura. Non vedendo nemmeno così nessuna mangiata ho provato con i pochi bigattini che erano rimasti vivi in mezzo ai “vecchi” che oramai da giorni si erano già trasformati in crisalidi. Ancora nulla e come se non bastasse non riuscivo più a pasturare con la fionda, perché si era alzato un forte vento di maestrale e non potevo più essere preciso nel lancio. Trovavo difficoltà anche con il cupping kit quindi ho deciso si montare sulla punta una pole pots, quella più piccola, anzi piccolissima per poter pasturare in piccole quantità perfettamente sul galleggiante senza che il vento potesse darmi fastidio. Finalmente potevo essere nuovamente preciso nella pasturazione che ho incominciato a fare utilizzando i caster che fino a quel momento avevo ignorato. Quindi anche caster come esca e finalmente dopo qualche minuto è arrivata la prima tocca, una leggera affondata del galleggiante che non mi ha dato nemmeno il tempo di ferrare, poi nuovamente calma piatta.
Cambio di strategia
Ho deciso quindi di non pescare più appoggiato dieci centimetri ma ho sondato e abbassato il fondo per pescare a sfiorare. Scelta vincente perché dopo circa un minuto una affondata secca e decisa del galleggiante mi ha permesso di ferrare e portare a guadino una bella carpetta dopo che ho dovuto combattere con il vento che soffiava in direzione contraria al pesce. Intanto i piedi del panchetto iniziavano ad affondare pian piano nel fango e dopo aver rimesso la postazione in sicurezza ho ricominciato a pescare. Altra mangiata e altra carpetta che stavolta cercava di infilarsi tra gli arbusti che trovava in acqua mentre io cercavo di combattere con lei e con il vento che nel frattempo mi massacrava schiena e braccia. Comunque sia dopo qualche minuto anche lei era nel guadino e subito dopo nuovamente in acqua. A questo punto, guardando l'orologio mi sono reso conto che erano già passate quattro ore da quando avevo poggiato la lenza in acqua per la prima volta e le mie braccia e la schiena iniziavano a presentare il conto. Ho alzato lo sguardo al cielo che nel frattempo si era inscurito in modo preoccupante con il maestrale che non sembrava intenzionato a diminuire la sua intensità. Era giunta l'ora di sbaraccare e rientrare a casa, tanto mia moglie era in giro per commissioni e la mia bella avvolgibile poteva tranquillamente restare sollevata per chissà quanti giorni ancora.
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