Carpe in Torrente
L'anno scorso, nel numero di luglio, abbiamo parlato della pesca alla carpa in torrente. Ho la fortuna di vivere a Sant’Antonio di Gallura, a pochi passi dal lago Liscia. Il grosso bacino è circondato da fitte foreste e sono moltissimi i torrenti che, soprattutto in questa stagione, ingrossano e trasportano acqua verso valle. È qui che da anni pratico la pesca alla carpa in torrente. La tecnica è molto divertente ma anche difficile. Infatti stiamo parlando di prede che non hanno nulla del classico comportamento della carpa in lago, pesci pigri che al più, una volta allamati, tentano una debole resistenza. Le carpe che abitano le ampie pozze create dai torrenti, rimangono molto attive e energiche. Questo si spiega con la continua ossigenazione, dovuta proprio alla corrente. L’azione di pesca deve essere fulminea. Infatti quando il pesce viene allamato, tende a intanarsi, cercando ripari sempre nella sponda opposta alla nostra. In più si cammina, anche per ore, nel fitto della boscaglia, tra rovi e ostacoli da superare. Questo ci induce a portare con noi un’attrezzatura leggera, essenziale.
Ma il premio, dopo tanta fatica, è davvero importante. Le carpe dei nostri torrenti sono grosse, sempre con un peso intorno ai 3, 4 chili, con rari esemplari che arrivano a 10! Con gli amici Domenico Lampioni e Alessio Pisano, abbiamo sviluppato una tecnica ibrida: usiamo canne da spinning e come esca il lombrico. Una versione in salsa gallurese della storica trota in torrente, con al posto dei guizzanti salmonidi, ciprinidi di stazza. La scelta della canna da spinning è imposta dal poco spazio di manovra, sia durante i continui spostamenti che in fase di lancio. Un attrezzo con un ingombro al più di 2 metri e con azione media: non troppo dura, per eseguire correttamente il movimento dell’esca in corrente; non troppo morbida, perché la preda non deve avere il tempo di intanarsi. Il finale, in fluorocarbon, ha una zavorra composta da alcuni pallini (3 o 4), posti a 20 centimetri dall’amo. In alcuni casi abbiamo anche utilizzato dei piccoli galleggianti, sempre per migliorare l’azione in corrente. Come esca si usa il lombrico. È di fine marzo l’ultima, importante uscita, fatta proprio insieme a Domenico e Alessio. Abbiamo scelto un torrente con molte pozze e radure che si aprivano ogni tanto nel bosco. Nelle buche più profonde stazionano le carpe che stanno svernando. Come detto, sono carpe abituate alla corrente del fiume e sono assai forti, molto resistenti e difficili da stancare per portarle al guardino. Una volta allamato, il pesce cerca disperatamente di andare sulla riva opposta, per nascondersi sotto radici di alberi. In altri casi la preda discende il corso d’acqua, seguendo il verso della corrente. In questo caso il pesce riesce a prendere velocità e bisogna mantenere i nervi saldi. Bisogna tarare con precisione la resistenza della frizione del mulinello. Se necessario, si segue la preda, camminando lungo la sponda e questo per vari minuti. È un tira e molla che sembra non finire mai. In più, visto che usiamo fili sottili, con finali del 20, bisogna stare molto attenti per evitare che il filo si rompa. Ovviamente è una tecnica catch and release: una volta catturato, il pesce si rilascia subito, giusto il tempo per una veloce foto ricordo. Una tecnica di pesca molto affascinante, immersi nella natura incontaminata. Che si può desiderare di più?!
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