Ha l’età di mio figlio, è bilancia come me e potrem-mo anche andare d’accordo... ma è sassarese! Carlo Fresu, 2 ottobre 1991, per sua scelta orafo mancato, è rientrato a casa, in viale Italia, una volta appeso il consunto grembiule da cuoco col quale svolazzava tra i fornelli di un rinomato ristoran-te londinese. Oggi è titolare di Asd Sea Experience, un’organizzazione stagionale che promuove corsi di apnea, snorkeling e naturalmente pesca subacquea, nella Riviera del Corallo. È proprio da questi lidi che il nonno materno, velista genovese, l’accompagnava in mare, seguito a vista, nelle sue scorribande pre adolescenziali, ma già munito di armi a 5 punte che brandeggiava attraverso un fusto di legno, importunando polpi, murene e pesciame vario. Consumato il “pre” di cui prima, evidentemente distratto dai profumi primaverili e dalle nuove e irresistibili opportunità sociali, il campioncino in erba si allontana dal-l’affascinante blu, fino alla maturità. Automunito già a 18 anni, evidentemente appagato dalle esperienze di “genere”, Carlo riprende la via del mare… per non lasciarla più.
Quindi? Quindi mi organizzo le prime uscite al Mare di fuori, nella penisola di Stintino, sul versante che guarda a occidente. L’isola dei Porri è il mio spot preferito. Si raggiunge da terra perché vicinissimo… se hai le chiavi. Il fondale è uno scisto che scivola velocemente verso quote importanti e alla fine non è da classificare tra gli spot più abbordabili. La pesca, infatti, è condizionata dal taglio freddo che fino a luglio spinge il pesce al di sopra anziché al di sotto. A me piace perché in quest’isola ho catturato le mie prime cernie, i miei primi capponi, i miei primi saragoni. E mi piace anche perché, tuttora, si presta per la pesca in tana e all’aspetto.
Superata l’isola dei Porri? Diciamo che per qualche anno ancora ho battuto il Mare di fuori, a razzolo e all’aspetto, entro il limite dei 15 metri, con sporadiche escursioni a Castelsardo e Alghero. A 21 anni, a Sassari, assetato di conoscenza, mi iscrivo all’Apnea Academy per un corso di apnea con Franco Villani. Un’esperienza durata due mesi nei quali mi hanno insegnato a conoscermi e fare della consapevolezza un valore imprescindibile. Nella pratica spicciola ho affinato l’apnea e guadagnato 10 metri interi, da 15 a 25.
Ti ispiri a qualcuno? Mah… Diciamo che “abilitato” ai 25 metri ho conosciuto Sergio Oggiano, un grande professionista che mi ha aiutato moltissimo nella pesca in tana, tanto che tuttora è la mia tecnica preferita. Purtroppo l’ho perso un po’ di vista per via del suo trasferimento a San Teodoro. Oggi ci incontriamo solo poche volte all’anno tra pescate e spuntini.
Un altro personaggio? Senz’altro l’Umbertone nazionale, Pelizzari. Ci sono andato a pesca, a Castelsardo. In verità io ero il barcaiolo. Lui scendeva sul Gazzella, un relitto a largo di Punta Tramontana, a 50 metri. Comunque a 24 anni, sempre con Umberto, a La Maddalena, ho fatto uno stage di apnea in mare, in assetto costante, off limits. In quell’occasione ho perfezionato la pinneggiata e la tecnica in generale, sicurezza compresa. E ho guadagnato altri 5 metri.
Già vedevi un futuro? Sì, ma senza nessuna convinzione e certezza. Il mio poteva essere un percorso utile oltre che piacevole. Così, a Olbia mi iscrivo per un altro stage con Umberto: apnea statica e dinamica in piscina. Nel 2017, e qui non ci sono più dubbi, a Ischia, divento istruttore Fipsas di pesca in apne-a. Una settimana con altri 8-10 col- leghi, alla corte di Pietro Sorvino e Ma-rio Borsesi. Ero il più giovane d’Italia. È stata una prova impegnativa con sessioni a mare di apnea e performace col fucile e ancora simulazioni di un corso dove i miei compagni impersonavano gli allievi. Per concludere, lo scorso anno partecipo a un corso Nadd a Cala Gonone. Era settembre, con Paolo Insolera e Francesco Di Giulio. Grazie a entrambi sono diventato istruttore di apnea e snorkeling.
Fai anche agonismo? L’ultima gara, a pinne, da terra, è del 13 ottobre a l’Argentiera, una promozionale, 2° Memorial Gianfranco Sabino. 80 partecipanti, 40 coppie venute da tutta la Sardegna, con molti atleti di prima e seconda categoria. Il campo di gara si estendeva a dx fino al cimitero e a sn fino alla punta. Fondo di scisto in veloce declivio con lastre sulla destra, povere di vegetazione. Ogni tanto sabbia e risalite esterne. Bel posto per cernie, dentici e saraghi. Ho impostato la gara pescando a terra, verso destra, razzolando in tana, alla ricerca di saraghi, corvine, capponi, cefali, mostelle. 4 ore dopo avevo in plancetta 11 pesci. Alla fine sono solo 9 quelli validi: due mostelle, 5 cefali grossi, una corvina e un sarago. Sommando i 5 pesci di Federico Giudice, mio compagno di pesca, vinciamo alla grande, nonostante una bella cernia di Franco Villani e un bel dentice di Salvatore Pais. Lo scorso anno, con i colori dell’Apnea Team Sassari, per la prima volta mi sono iscritto alle selettive, 6 tappe itineranti su e giù per l’i-sola. Chiudo con un nono in classifica. Non male per un esordiente.
C’è feeling? Mi piace l’ambiente, inoltre trovo l’occasione per migliorare e crescere. Sono convinto che senza agonismo la pesca perderebbe appeal. E sono ancor più convinto che nel rispetto delle regole non sia un’attività impattante.
Come sei organizzato? Ho un Mar Sea 100 con 40-80 hp Selva, in acqua, a Alghero. Indosso mute su misura, in neoprene Yamamoto, del mio sponsor Sub design. Per l’inverno uso la giacca da 7 e pantalone da 5. D’estate giacca da 5 e panalone da 3. Utilizzo un fucile Phoseidon, mio sponsor, modello Mora Y 50 F1 e altri monoelastico in diverse misure con arpione o fiocina. Pinne morbide della Gft Carbonio, azienda pugliese, di cui sono, da ieri, agente per il nordovest sardo. Per la preparazione fisico/mentale mi affido al mio amico Tore Erittu, maestro di pugilato di Porto Torres, pluricampione italiano pesi massimi e cruiser.
Come ti definisci? Nella mia attività in mare l’aspetto che prevale è quello più ancestrale, venatorio. Sono un razzolatore feroce, ma rispettoso e leale nell’idrosfera. Sono sicuro però che altre affascinanti opportunità, visto il mio desiderio di crescere anche professionalmente, potrebbero avvicinarmi a o-biettivi ambiziosi.
Il tuo pesce più grosso? Una cernia di Gallura pescata a Monte Russu lo scor-so anno a settembre su un fondale di 25 metri, col mio compagno di pesca abituale Andrea Cabella, assistente in superficie, per l’occasione.
L’aneddoto
Ai faraglioni di Cala Viola, a Alghero. Il giorno prima vedo una ricciola di 10 chili che però non si avvicina. Il giorno seguente torno sullo stesso punto e con la stessa corrente. L’acqua era un po’ sporca per via di un consumato Maestrale. Mi organizzo un aspetto su un fondale di cica 20 metri. A metà apnea intravedo una sagoma lontana con un movimento strano che, decisa, mi puntava. Non avevo mai visto una scena del genere. Mi allineo per lo sparo pensando a una ricciola, ma a 5 metri dalla punta del fucile non riconosco ancora la sagoma e a poco più di un metro la creatura dà una scodata e sale in superficie. Non era uno squalo, come nell’incertezza è spontaneo immaginare, ma un delfino di 3 metri. Naturalmente la giornata di pesca è finita lì! Un altro... Ad Alghero questa estate. Pescavo in una caduta sul grotto, da 15 a 30 metri. Sul fondo vedo due cernie di 15 chili circa che si muovevano incuranti della mia presenza. Si strusciavano quindi intuisco che fossero in amore. Dapprima ho goduto per lo spettacolo ma poi ho tentato di catturarle e non ci sono riuscito, meglio così!
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