Carangidi a Marsa Alam

Tre amici, e la passione per lo spinning. Un viaggio indimenticabile in un paradiso mondiale: il Mar Rosso. Scopriamo come Christian Laconi si è organizzato per fronteggiare il formidabile giant trevally, vero must per gli amanti della pesca con gli artificiali.

di Federico Melis e Christian Laconi

Il primo GT non si scorda mai! Stiamo parlando del giant trevally (Caranx ignobilis), il formidabile predatore indopacifico, considerato da molti come la preda più prestigiosa a cui possa ambire uno spinner. Il GT può raggiungere dimensioni poderose, con una lunghezza oltre il metro e mezzo e un peso di poco sotto il quintale. La sua fama nel mondo dello spinning è basata sulla forza incontenibile che è in grado di esprimere se allamato. Per gli spinner mediterranei è un animale quasi mitologico, impossibile da incontrare nei nostri mari e per questo ancora più ambito. Abbiamo raccolto l’esperienza di Christian Laconi che a settembre, insieme a alcuni amici ha raggiunto le coste del Mar Rosso, in Egitto, per una dieci giorni full immersion, esclusivamente dedicata allo spinning e in particolare alla ricerca del GT. Christian, 26 anni di Domusnovas, ha iniziato a pescare seguendo il padre, appassionato di surfcasting. Ma intorno ai 10 anni ha scoperto lo spinning, una tecnica dinamica indirizzata quasi esclusivamente ai pesci predatori e per questo molto attrattiva per i giovani pescatori. La passione è cresciuta con la cattura dei primi barracuda, alimentata dai tanti video che il giovane appassionato letteralmente divorava nei vari social. Con gli anni Christian ha affinato la tecnica e ha raggiunto un livello di capacità e consapevolezza che l’ha portato alla cattura di grosse ricciole, dentici e formidabili lampughe. A questo punto bisognava ampliare gli orizzonti. Scopriamo come ha preparato nel continente africano.

Il nostro protagonista in un raro momento di relax.

Preparativi - Da anni avevo in mente questo viaggio. I miei amici conoscono bene il Mar Rosso per una serie di motivi, compresa una permanenza in alcuni villaggi sulla costa egiziana. Questo ha permesso loro di frequentare i pescatori locali, unici in grado di trasferire le giuste esperienze, necessarie per affrontare la barriera corallina. E così abbiamo deciso di partire per l’Egitto a settembre. Il mese non è stato scelto a caso. Dall’esperienza di tanti appassionati pare infatti che l’estate sia la stagione migliore per la pesca. La meta scelta era la città di Marsa Alam, sulla costa occidentale del Mar Rosso, ancora più a sud di Hurghada. Con me ho portato due canne da pesca, gelosamente conservate in un grosso tubo rigido per il trasporto in aereo. Vista la dimensione delle prede possibili, abbiamo scelto di concentrarci sul popping e lo shore jigging. Per il popping ho scelto una canna da 8 piedi, in configurazione offset, cioè con il manico sganciabile, in grado di lanciare artificiali sino ai 230 grammi. A questa ho abbinato un mulinello 20000, con un ottimo trecciato PE 10, dello 0,45 e un finale in nylon del 100. Per lo shore ho preferito una canna da 3 metri, con potenza di 200 grammi e un’azione più morbida, dotata di un mulinello 10000 con nylon dello 0,35 che, rispetto al trecciato, resiste meglio alle abrasioni. Poi sfruttando la mia abilità di falegname (è il mio mestiere), ho costruito alcuni grossi popper in okumè, un legno adatto per la fabbricazione di esche artificiali.

Yellow spotted trevially
Dogtooth tuna

Il viaggio - Per raggiungere il Mar Rosso, siamo dovuti andare a… nord! Da Cagliari a Milano e dopo il breve scalo, finalmente siamo partiti per raggiungere il deserto e la nostra meta, Marsa Alam. Gli egiziani, con noi italiani si sforzano di comunicare e la mia sufficiente conoscenza dell’inglese è bastata per entrare in contatto con questo mondo così diverso. Il nostro programma prevedeva di affrontare alcuni spot interessanti dove era segnalata la presenza massiccia degli agognati GT e di molti altri predatori. Qui la barriera corallina offre un naturale riparo a una varietà enorme di pesci coloratissimi. 

Barracuda

 Sua maestà GT - Il mio principale obiettivo, dichiarato con largo anticipo, era pescare il mio primo GT. Dopo alcuni tentativi falliti con relativi momenti di delusione, finalmente è arrivato il giorno ics. Per la verità le condizioni non erano ottimali. In questa costa si pesca proprio sulla barriera corallina. L’acqua bassa dei primi metri, di colpo si affaccia su un abisso che sprofonda fino al blu più cupo. Il rischio, sempre in agguato, è che il GT, una volta allamato, cerchi la libertà sfregando il filo sugli affilatissimi coralli. Ecco la necessità di attrezzi da popping, indispensabili per la pesca in superficie dove caccia il grosso carangide, e fondamentali per forzare e ridurre al minimo i tempi di recupero. Come detto, quella mattina non avevamo condizioni ottimali; un forte vento aveva gonfiato il mare con onde oltre i due metri. A quel punto abbiamo dovuto aspettare che la marea salisse, coprendo i coralli e formando una zona di acqua bassa e calma. Ed ecco che finalmente è arrivato lo strike. Avevo un grosso popper, il Kronos della Jack Fin, 100 grammi per 22 cm con colorazione azzurra e riflessi gialli e verdi. Si tratta di un’esca che muove molta acqua e fa un casino enorme. L’attacco del GT è stato impressionante. Il pesce ha cercato di divincolarsi con una forza brutale, ma ero preparato. Ho forzato il recupero con tutte le mie forze e in pochi minuti, i più lunghi della mia vita, siamo giunti felicemente al... game over. 

L'immenso gt trevally