Campionati Italiani di Surfcasting
La storia, per molti studenti, è una materia antipatica quanto per altri la matematica. A scuola, a 15 anni, tutto ciò è comprensibile anche se non giustificato. L’argomento lascia perplessi se parliamo di adulti, eletti, che governano. La premessa non è riferita alla prossima tornata elettorale che vedrà rinnovati gli amministratori comunali, ma alla nostra federazione, la Fipsas. Al settore mare, al surfcasting nello specifico. Il punto è l’accesso ai campionati italiani di questa specialità. Infatti, se le attuali norme non venissero modificate, gli atleti sardi, per accedere alla massima competizione nazionale, dovrebbero superare, oltre le selezioni provinciali, una prova preliminare abbinati alla macroregione del sud. Come dire: se vuoi diventare campione italiano devi avere soldi e tempo in avanzo. Non voglio dilungarmi con le ragioni sacrosante di un’opposizione manifesta, ma è evidente, oggi come mai, che i collegamenti Sardegna-Continente o meglio sub-continente, costringono i sardi ad un impegno temporale ed economico improponibile. Tanto più che lo stesso sacrificio sarebbe nuovamente richiesto in caso di fortunata, o sfortunata se vogliamo, prestazione semifinale. Nella storia della Fipsas il problema si è già posto anche in un passato non troppo remoto. Altri, quindi, hanno avuto il “merito” di valorizzare questa sciocca soluzione, ma al manifestarsi immediato delle enormi difficoltà, come era ed è logico aspettarsi, sono rientrati sulle posizioni originarie compiendo il più classico dei passi indietro. A questo punto mi chiedo a cosa serva la nostra storia e perché le esperienze, in questo caso negative, non vengano tenute nel dovuto conto. Capisco che l’animo acerbo di un adolescente rifiuti per “prepotenza” una storia scritta da altri, ma un governante deve rendere conto all’elettore coi fatti e questi della semifinale, noncuranti del pregresso, sono molto, molto, pericolosi.
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