Calamento da Competizione
Abbiamo ripreso a gareggiare, finalmente! Per gente come noi, che si nutre di pane e pesca, il periodo estivo corrisponde all'interruzione dell'attività agonistica, il che non è affatto spassoso. Le gare ci mancano… l'adrenalina… la competizione… il gusto della sfida. Ci mancano le mille difficoltà, le bizzarrie meteorologiche, la lotta contro le turbolenze marine e soprattutto contro noi stessi. Già, perché alla fine, la sostanza sta tutta lì, nello stabilire dopo ogni gara, se siamo stati all'altezza o se invece meritiamo qualche critica. I più esigenti sono sempre molto critici con loro stessi, serve a crescere. Riesaminando la nottata di pesca, a volte siamo portati a tirare in ballo un’infinità di scuse. La più gettonata è senz'altro quella che… “non c'era pesce”! Ma se davvero vogliamo capirne di più, se intendiamo raggiungere un livello di competitività alto, l'autocritica seria ed obiettiva, ci fa solo bene. Ma l'analisi… da dove inizia? Cosa può accadere, o come mai i pesci disertano le nostre esche? Può capitare, ad esempio, che non si sia colto l'attimo giusto, della serie: ma vaff... quello ha preso i pesci nel gradino di risacca ed io non me ne sono accorto e ho continuato a lanciare fuori. Oppure, che la strategia non fosse adatta per quel tipo di mare o quella spiaggia, o più semplicemente, il nostro inganno non è stato presentato in maniera naturale. Oppure, sbagliare laddove si pensa di essere più preparati, come ad esempio nella costruzione e nell'uso dei calamenti. Vogliamo parlarne, visto che sono la componente del surf casting, più di altre, in continua evoluzione? (continua sul giornale).
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