Calamari per Marco
Piazza calamaro è in festa. Il 18 settembre, già all’alba, le luci di 42 natanti illuminano lo specchio acqueo di Marina di Capitana. È l’edizione 2022 del Tataki day, la gara di pesca al dolcissimo cefalopode, che vanta uno storico da record e che, per la regia di Matti per la Pesca e per la prima volta, col supporto di North Coast Fishing Team, intende rinnovare l’affetto per l’indimenticato Marco, papà di Fabrizio. Parte così, la tenzone mattutina, in un mare fortunatamente buono, con spostamenti veloci e fluidi. Un mare di calamari, come mai presenti in piazza fino a qualche giorno prima, poi una sfuriata di vento e mare. Il livello del tenore agonistico e tecnico di moltissimi equipaggi è piuttosto alto, il che fa presupporre una partita giocata, per molti alla pari, e per pochi... l’importante è partecipare! Il campo di gara è circoscritto, quasi a vista, su batimetriche che vanno da 15 a 60 metri circa, un po’ di più nell’estremità orientale del poligono tracciato sulla carta e approvato dall’Ufficio pesca della Capitaneria di porto. Una scelta ragionata che, senza spedire i gommoni in casa del diavolo, dà la possibilità a tutti di cercare i tentacolati, più o meno distanti dal porto.
E mai scelta si è rivelata più azzeccata. Infatti, il sovraffolamento di cefalopodi, registrato nel periodo pre gara, si è rivelato, forse a causa del tempaccio della vigilia, inesistente tra le 7:00 e le 13:00. I vari equipaggi, nella quasi totalità, dopo un esordio generoso, hanno dovuto muoversi in continuazione e pescare qua e là per fare risultato, valorizzando un’attenta lettura dell’ecoscandaglio, piuttosto che affidarsi ai soliti waypoint. E di esordio si parla anche per le esche: i mini artificiali di Mataki. In questi ultimi mesi infatti, i Matakini hanno spopolato dapprima nel web, poi nei negozi di pesca a iniziare dai Matti e infine, in piazza calamaro. Quindi, una gara accesa su più fronti, anche nel campo delle canne, come si vedrà in premiazione. Una gara che, vissuta a bordo del gommone giuria, il favoloso Med di 7,5 metri, in compagnia di Paride Pisano e Giuseppe Cansella, ha espresso tecnica e agonismo in ogni dove. Vedi ad esempio il nuovo battello di Umberto Caiazzo, inaugurato nell’occasione, con Walter Rolesu e Mirko Bachis a bordo. I tre, è inutile mantenere il “segreto”, hanno vinto alla grande il Tataki day, con oltre 50 animali in saccoccia. Una prova superba, appena contrastata dagli immediati inseguitori, e condotta a un livello superiore, come ci racconta chi tra loro, tra calamari e dentici, è abituato a vincere: Mirko Bachis, su dottori. Le premesse non erano le migliori. Infatti nessuno dei tre (raccatati all’ultimo momento) ha potuto provare il campo gara nei giorni immediatamente precedenti, causa anche le bizze del tempo. Fatto sta che alla partenza ci dirigiamo verso un mio punto, segreto, su batimetriche classiche, che fortunatamente ha dato almeno fino alle nove e trenta.
“Una gara che, vissuta a bordo del gommone giuria, il favoloso Med di 7,5 metri, in compagnia di Paride Pisano e Giuseppe Cansella, ha espresso tecnica e agonismo in ogni dove”.
regina per pescare un po’ più fondi. Risultato? Un solo calamaro. Niente anche a Baia Azzurra. Esploriamo qualche altro punto conosciuto ma… niente da fare. Ci spostiamo sui 25 metri e con un po’ di sorpresa “saliamo” a pagliolo altri otto calamari. Sosta successiva a piazza calamaro ma segue un nulla di fatto. Sono le 11:30 e in vasca contiamo 38 pezzi, non enormi. Giochiamo il jolly, in una posta che dà calamari in tutte le stagioni. Bingo! Il conto sale di altre tredici unità a cui bisogna aggiungere tre seppie. Non male. La performance è dovuta, in buona parte, a una strategia comune, come ad esempio l’impiego di sole tre esche di colore scuro (rigorosamente Yamashita), rispetto alle quattro consentite e zavorre per tutti a 130 grammi, ma soprattutto pre terminale nero, tipo 0,22 Ayaka Mustad. Bacchettate iniziali e lenta risalita dell’esca… questo è (era) il segreto, delle doppiette e triplette. Ma, se Mirko e compagni, sono i più bravi, chissà come se la cavano con le lampughe. Niente da dire per Gianluca Mora, Alessandro Deidda e Fabio Fulgheri, i quali, nell’attesa del classico tocco delicato che introduce l’assalto scomposto del calamaro, hanno ben pensato di pescare, e con successo, in un branchetto di lampughe, nonostante la paratura fosse armata, come da regolamento, per la cattura del Loligo vulgaris.
Qui si potrebbe chiudere, ma c’è la pesatura, la premiazione, le lotterie e... Per fortuna ci siamo scampati il karaoke. Antonio De Prado, pur bisticciando col gelato, promuove le sue canne, alcune in premiazione. Cansella e Schirru preparano il podio con i mille e cinquecento gadget. Giorgio Aru e Roberto Sanna, non abbastanza affaticati per le sei ore di gara, contribuiscono a fare movimento. Poi inizia la pesatura. Veloce calcolo dei pesi e dei bonus e in teoria... Alla fine ce la facciamo. Mauro Fiori del gruppo Boat and Fishing di Olbia, vince una canna De Prado per il calamaro più grosso. Katia Atzori pure. Mattia Piludu porta a casa una collezione Mataki e infine Simone Trudu pesca il numero vincente per un mulinello elettrico. Ma il clou è il podio, anche se non c’è. “Sale” sul gradino più alto il terzetto che vi ho già presentato, Mirko Bachis, Umberto Caiazzo, Wlter Rolesu; seguono i secondi, i fratelli Marrocu, Davide e Marcello con il terzo elemento, Mauro Flaviani; e infine i terzi, Simona Lai, Fabrizio Schirru e Alessio Todde, che vedete nella foto di apertura. Un podio non scontato ma con nomi papabili fin dall’inizio, come dire: i calamari bisogna saperli pescare. I giochi si chiudono ma il buono spesa è da consumare al volo. Lunedì mattina tutti da Matti per la Pesca a fare la spesa: bussole a stato solido, mulinelli elettrici e da traina e tanti accessori. Una degna conclusione.
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