Big Game e...

La definizione di pescatore sportivo non è più sufficiente per nessuno. Non lo è in Europa dove è chiara la volontà di distinguere la figura dell’agonista da quella amatoriale. E non lo è certo per tutti gli altri indistinti ricreativi, gravati dal peso di chi, sotto varie etichette, svolge attività di frodo. Ben venga dunque una chiara definizione, primo passo verso un’identità ed un pieno riconoscimento, indispensabile per assumere diritti e doveri. Questa materia è in discussione negli uffici di Bruxelles e a breve l’apposita Commissione definirà le linee guida da trasferire in periferia. Tutto bene, si direbbe, se non fosse per un non trascurabile particolare: gli input che arrivano dall’Italia sono pesantemente mutilati per la scelta di trattare esclusivamente la pesca dalla barca. Il Big Game, pare infatti assorbire, completamente, gli interessi di chi muove istanze dall’Italia. E tecniche assai dissimili e peculiari come il bolentino, in virtù di certe criticabili teorie, sottostà nelle discussioni, a regole non condivise, frutto dell’esperienza personale di un gruppo ristrettissimo di personaggi, i quali pur meritevoli della nostra stima per la morale indiscutibile, non sono certo capaci di rappresentare l’Italia nel suo insieme. Non è un caso quindi che la pesca dalla riva, sebbene di gran lunga più praticata della pesca dalla barca, sia considerata di serie B, o meglio niente affatto considerata. Purtroppo, in Italia, un tavolo allargato che accogliesse una nutrita espressione della pesca sportiva, non si è mai attivato. Ogni attore, dallo sportivo al commerciante, ha coltivato il suo orticello, disperdendo quelle poche energie che forse avrebbero già reso qualche frutto se opportunamente gestite. Sulla scorta di queste esperienze, il Censimento della pesca sportiva promosso da Mondo Pesca, risulta un’azione ancora più importante. Vi invitiamo ad aderire, compilando le schede che trovate nei negozi di pesca o il form sul sito www.mondopesca.it.