Barcaiolo. Sottovalutato, bistrattato, indispensabile!
"Il barcaiolo, puntando un remo alla proda, se ne staccò” (Manzoni). Non illudetevi, le citazioni letterarie finiscono qui; incominciano invece gli apprezzamenti gentili di chi sta in acqua, rivolti verso chi sta sul gommone. Se fosse un programma televisivo avrebbe un audio costellato di bip, interrotti da qualche brevissima frase tipo: “ma vai a…” probabilmente indicando una direzione precisa, “dove…vai”, forse per raccomandare di non perdere la rotta, “sei una testa…” quasi di sicuro un apprezzamento per l’acume dimostrato. Di certo, nessuno conosce, più del barcaiolo, un turpiloquio così vasto per di più in due lingue, Sardo e Italiano, da rasentare la perfezione laddove, abbandonati i soliti cliché, raggiunge le ardite vette del neologismo. Scherzi a parte, fare il barcaiolo è una cosa seria.
Gianluigi Angius, medico, oculista di professione, ma anche pescatore in apnea e barcaiolo per passione. Sei diventato prima pescatore o barcaiolo?
Pescatore, sicuramente.
Ritieni sia meglio, per chi sta sul gommone, essere un pescatore?
Sono due ruoli evidentemente diversi ma concorrono ad ottenere un miglior risultato, il miglior risultato possibile. Conosco Bruno da decenni, sono andato in acqua con lui tante volte e abbiamo affinato un comportamento simile, pescando insieme. Questo mi aiuta nell’assistenza in superficie, lo “vedo” anche sotto, soprattutto in gara monitorizzo continuamente quote, tempi, frequenza dei tuffi, con una infinità di variabili: vento, freddo, onda, corrente, vicinanza di concorrenti, tempo a disposizione. Occorre studiare insieme una strategia e lo si fa meglio quando si sono vissute esperienze in comune. Sì, penso che un buon atleta e un buon pescatore / barcaiolo possano, insieme, raggiungere un risultato migliore.
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