Arrivano i Mostri
A dispetto dell’evoluzione stravolgente che il Surfcasting mediterraneo ha conosciuto negli ultimi 20 anni, alcuni elementi tipici della pesca sull’onda dei primordi continuano a resistere e racchiudono sostanzialmente il fascino di questa splendida tecnica alieutica. Ad esempio il misurarsi con onde potenti e correnti vigorose, o sfidare vento e alghe, danno al surf un tocco di epico o quantomeno eroico, e questo spiega in larga misura perché, dopo tante batoste prese in spiaggia, molti di noi ancora non demordono, ma continuano a provarci e a crederci. E’ vero che ai giorni nostri anche un bel carniere di mormore è un ottimo risultato, ma quello che a mio parere ci fa tornare sul posto del delitto, a prescindere da vento, pioggia o temperature rigorose, è la possibilità di avere prima o poi dall’altro capo della nostra lenza un big fish, o per dirla all’Italiana “il pesce della vita”. Se dopo tantissimi anni di pratica alieutica, e dopo aver sperimentato più o meno tutte le tecniche, molti di noi, e il sottoscritto per primo, hanno scelto il Surfcasting, lo si deve proprio al fatto che al nostro amo può abboccare proprio di tutto, o quasi! Abbiamo detto altre volte che oramai la lista dei pesci catturabili a surf si è di molto allungata, ma in definitiva i pesci davvero grossi che possiamo spiaggiare con questa tecnica sono essenzialmente tre o quattro. Visto che la razza non rientra più fra le specie pescabili, fra le catture davvero degne di nota rimangono solo la spigola, l’orata e il sarago. A questo nobile trio mi sento di aggiungere una quarta preda, dai più considerata piuttosto plebea, il grongo che però non tratteremo in questo articolo. Per tutti questi pesci vedremo di ipotizzare la strategia migliore per catturare gli esemplari più grossi. Per tutti loro partiamo da una vecchia, abusata massima: “Bisogna essere nel posto giusto al momento giusto!”. (continua sul giornale).
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