Angelo Ravot - Passato e Furturo
Qualcosa sta cambiando nella pesca in apnea, forse a causa della progressiva riduzione dei pesci o forse perché questi hanno imparato sulle proprie squame quanto è pericoloso l’approccio con l’uomo nero (o mimetico, la differenza non è tanta). Forse si sta facendo largo una nuova cultura, c’è da augurarselo, che mette sotto una luce differente l’atto della cattura, privandolo di quelle ipocrisie legate al non voler pensare che tutti i pesci che finiscono sulle nostre tavole sono necessariamente morti, indipendentemente dalle tecniche di pesca adottate, spesso distruttive. Qualcuno guarda avanti e crede di vedere nell’allevamento una soluzione felice; peccato che per portare a porzione un pesce allevato occorra pescarne molti chili di quelli che vivono in acqua libera. Lasciamo all’atto della cattura subacquea la motivazione primitiva di una finalità alimentare ma arricchiamolo anche di una sportività che nasce già da una scelta selettiva. Come dice e fa Angelo Ravot, pescatore in apnea e profondo conoscitore della Costa Verde: meglio prendere un pesce molto difficile che dieci facili.
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