Andrea Picciau
Abbiamo chiesto ad Andrea Picciau di descriverci il suo rapporto con la pesca subacquea.
Allora, Andrea, che tipo di pescatore sei? Vuoi raccontarti ai nostri lettori?
Non sono certamente un profondista: le mie quote operative sono tra i quindici e i venti metri, in estate raramente faccio qualche tuffo un po’ più giù. Probabilmente qualche lettore rimarrà deluso ma io credo di aver raggiunto un buon equilibrio tra ricerca e cattura del pesce e le mie quote operative.
Come hai cominciato?
Come tanti: ho avuto la fortuna di avere un padre che mi ha trasmesso la passione per la pesca in apnea. Mi ha insegnato lui a muovere i primi passi con le pinne. Pescava soprattutto al razzolo, era scontato che cercassi di imitarlo, soprattutto all’inizio.
E poi cosa hai fatto?
Verso i diciotto anni mi sono iscritto al circolo Apnea Golfo degli Angeli e lì, grazie a Luca Farris e ad Antonio Serra, mi sono letteralmente innamorato della pesca all’agguato e all’aspetto in acqua bassa, che allora non conoscevo ma che già era praticata e affinata dai miei due compagni di club che sono diventati anche compagni di mare. Per quattro anni abbiamo cercato l’onda, la scaduta: le condizioni più favorevoli per pescare in quel modo (continua sul giornale).
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