Andrea Mura l’Invincibile!
Vivere un sogno sognandolo. Le parole del grande navigatore Bernard Moitessier si adattano perfettamente all’impresa di Andrea Mura, che con la sua barca Vento di Sardegna ha concluso la Ostar 2013, arrivando primo assoluto. Per chi è nato e vissuto sulle sponde del Mediterraneo non è semplice comprendere a fondo cosa significhi attraversare a vela in solitario l’Atlantico settentrionale, un tratto sterminato di mare con venti dominanti quasi sempre contrari, frequenti burrasche, le fredde correnti di acqua gelida che discendono dal Polo Nord, spesso trascinando con loro le montagne bianche di ghiaccio, le nebbie fittissime nell’avvicinamento al continente americano e la rotta più a nord che porta le barche a lambire le acque della “tempesta perfetta”. Una vaga idea ce la danno gli inglesi, dominatori in tutti gli Oceani nella navigazione a vela, per i quali il solo tagliare la linea di partenza della Ostar assicura il diritto di far parte di un circolo esclusivo, l’Half Crown Club. Non importa arrivare al di là del mare, non importa vincere una classifica, il solo impegno necessario per preparare il proprio coraggio e la propria barca per la grande sfida e la determinazione necessaria per mollare gli ormeggi e tagliare con la prua la linea di partenza sono tali da assicurare l’iscrizione. E dal 1960 ad oggi i soci sono solo 560. Come tutti i grandi sogni, anche quello di Andrea parte da lontano. La preparazione della barca richiede mesi e mesi di lavoro: Vento di Sardegna è veloce, ma è ormai un progetto obsoleto e richiede un profondo refitting per poter affrontare la nuova avventura, e quindi nuovo bulbo, riassetto dell’albero e dei timoni, nuove sartie e nuove vele, nuova elettronica di bordo. Un grande lavoro tecnico che si affianca a quello di marketing e pubbliche relazioni, per trovare le necessarie risorse economiche. Finalmente il varo, e subito via, per arrivare in Inghilterra, e subito contro, il vento dell’Oceano, che accoglie Vento di Sardegna con una burrasca di prua e costringe Andrea ad una durissima navigazione già nella navigazione di trasferimento. Pochi giorni a Plymouth per riparare i danni, riassettare la barca con l’aiuto dei fidatissimi Paolino Cancedda e David Montali, scegliere le vele definitive, studiare le ultime carte meteo, e arriva il grande giorno della partenza. Ma spesso, sognando, fa capolino qualche incubo. Il meteo del 27 maggio è pessimo, burrasca quasi di prua in corso e un’altra prevista nei prossimi giorni, tutti i concorrenti issano fiocchi ridotti e rande con un paio di mano di terzaroli. La tensione di Andrea si scioglie un poco quando vede sulla barca degli ospiti i genitori e addirittura tre fan arrivati da Cagliari, che sventolano entusiasti la bandiera dei quattro mori.
La regata
La mattina al briefing il Commodoro della regata, un ex ammiraglio della Marina inglese, si era raccomandato: siate prudenti in partenza, non rovinate tutto per eccesso di agonismo, e Andrea prende alla lettera le raccomandazioni: partenza mure a dritta dal lato dell’incrociatore che ospita il comitato di regata, per avere la precedenza su tutti anche se il prezzo sono i rifiuti di vento causati dall’ingombro dell’incrociatore. Allo sparo dei due cannoni di babordo dell’incrociatore, Andrea ha giusto i 10 secondi di ritardo programmati per prudenza ma… Peter Crowther, con il suo Suomi Kudu, è addirittura alla sua nona Ostar. L’arzillo skipper, 71 anni, probabilmente vuole a tutti i costi passare vicino all’incrociatore, dove sono presenti, tra le autorità, tanti suoi amici. Lento, ma con questa idea in testa, taglia la linea di partenza mure a sinistra, senza controllare le altre barche in partenza. Andrea Mura, oramai in piena velocità, cerca di urlare, si sbraccia, per evitare pericolosi danni vira violentemente, ma la collisione è inevitabile, e Vento di Sardegna rimedia un taglio sul lato di sinistra dello scafo, poco sopra la linea di galleggiamento. Andrea deve controllare i danni, e fare una riparazione di emergenza, pertanto mantiene la sua bolina mure a sinistra, portandosi subito al comando della flotta. Ma solo a tarda serata si rende conto di essersi dimenticato del faro Eddystone al largo di Plymouth, che deve essere lasciato a dritta. L’incubo non è finito, da una posizione di leader Andrea deve tornare indietro, girare intorno al faro e ripartire, da buon ultimo, buttando al vento una decina di ore. Il vero campione lo si vede nei momenti di difficoltà. Andrea non molla, il vantaggio di Roger Langevin su Branec IV sembra incolmabile, passano due burrasche sempre di bolina, ma Vento di Sardegna attacca coraggiosamente portandosi a sud, recupera giorno per giorno, miglia su miglia, onda per onda. E il 3 giugno, a poco meno di metà strada, Andrea Mura riesce a raggiungere e superare il francese Langevin. Il freddo polare della corrente artica si fa pesante, l’acqua del mare è a 5 gradi, l’aria è ancora più fredda, ma Vento di Sardegna è nuovamente in testa, continuando a guadagnare mare sull’irriducibile Branec IV, che con il vento in prua non riesce a sfruttare la sua maggiore velocità. Il sogno continua, anche se il tratto conclusivo in prossimità delle coste americane è ancora da brivido. L’AIS di Vento di Sardegna cede, per cui Andrea Mura non riesce a vedere né essere visto dagli strumenti dei pescherecci e delle navi in transito, ma il profumo della possibile vittoria è più forte del mancato sonno. E il sogno si conclude, così come era stato sognato tanto tempo prima. Lanciatissimo a 15 nodi di velocità, più veloce dei fotografi che arrivano in ritardo sulla linea, Andrea Mura su Vento di Sardegna arriva al traguardo di Newport alle 22 del 13 giugno, primo assoluto.
Marco Clivio
La OSTAR
La regata nasce come idea nel 1956, e la prima edizione del 1960 vede vincitore il famosissimo navigatore e precursore delle regate in solitario Francis Chichester. La rotta più breve che unisce Plymouth sulle coste inglesi con Newport negli Stati Uniti misura 2.810 miglia nautiche (5.200 chilometri), ma le rotte possibili prevedono percorsi molto più a nord, con il rischio iceberg, e molto più a sud, con possibili bonacce. La regata si disputa ogni 4 anni, e tra i suoi partecipanti annovera praticamente tutti i grandi campioni mondiali della vela dall’altura. A partire dal 2004 l’evento per i professionisti ha assunto un altro nome, mentre l’OSTAR ha ripreso il suo spirito iniziale di competizione con formula semplificata, riportando al centro dell’attenzione il valore delle capacità di navigazione dei partecipanti più che l’esasperata tecnologia delle moderne imbarcazioni.
Gli altri protagonisti
Roger Langevin, navigatore esperto, ha un conto aperto con gli italiani. Corre infatti la sua prima Ostar nel 2005 con il suo fido Branec IV, un veloce trimarano da 50 piedi, ma viene battuto per il primo posto assoluto da Franco Manzoli, sul trimarano Cotonella.In questa edizione del 2013 era sulla carta il più veloce, ma la direzione dei venti durante la regata, quasi sempre di prua, non gli hanno consentito di sfruttare al massimo la velocità della sua barca e un irriducibile Andrea Mura in un lunghissimo match race in pieno oceano ha sempre anticipato le sue mosse, senza lasciargli spazi per una possibile rimonta.
Peter Crowther è un veterano dell’Atlantico e uno dei più assidui partecipanti alla Ostar con ben nove edizioni alle spalle. Nel perfetto spirito corinzio della manifestazione Peter, che a oggi ha ben 71 primavere, corre con normali barche da crociera, e Suomi Kudu è uno Swan 38, partito con ben 100 bottiglie di vino. La leggenda continua.
Commenti ()