Allievo o Maestro?
Gli anni passano, l’esperienza si accumula uscita dopo uscita. Aumenta il numero e la taglia delle prede, i cappotti si contengono o si metabolizzano meglio e la smania di catturare tanto e grosso a tutti i costi si calma permettendoci di godere finalmente a pieno la nostra stupenda passione. Ma ogni tanto è bello fermarsi un po’ a ricordare i tempi che furono, gli albori del nostro rapporto con quella che tempo fa veniva romanticamente definita “l’arte della pesca” (ora ahimè anche la pesca ha perso in alcuni ambiti ed in alcune circostanze un po’ di poesia…). Io mi ritengo fortunato ad essere fra quelli, tra noi amanti della pesca sportiva-ricreativa, ad aver sempre respirato la passione, pura, fortissima ed irresistibile. I primi responsabili del contagio sono stati mio padre (che in primis trascinò sulle sponde di laghi e fiumi diversi miei zii) e i miei zii. E dico zii perché fra i 10 fratelli di mia madre in otto hanno praticato o praticano ancora la pesca e addirittura contano la partecipazione a diverse gare provinciali e regionali (per non parlare poi dei vari cugini). Penso che la grande maggioranza dei pescatori sportivi abbia iniziato grazie alla passione fattagli conoscere dal padre o da un altro familiare. Molti altri magari hanno iniziato da zero con degli amici, condividendo le prime esperienze, i primi fallimenti e i primi indelebili successi. E proprio lo spirito di condivisione è uno dei pilastri fondamentali della nostra passione, anche se spesso, sterili gelosie e fredde manie di protagonismo fanno dimenticare ad alcuni quanto sia bello condividere con gli altri le emozioni che il nostro sport ci sa regalare. Che sia stato un parente o un amico penso che tutti, comunque, abbiamo fissa in mente quella figura che potremmo definire del “maestro”. Colui il quale ci ha instradato o ha dato una svolta decisiva alla nostra passione.
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