Alla Fine c'è Nylon
Di lenze per lo spinning in queste pagine si è già parlato diffusamente, come ad esempio nel bell’articolo di Emanuele Arghittu, pubblicato sul numero di Maggio 2012. In quella occasione, Emanuele evidenziava le differenze tra un monofilo classico ed un trecciato, ed alla fine, ponendo su di una bilancia immaginaria pro e contro dei due tipi di filo, l’ago puntava decisamente verso il trecciato. Infatti, a parità di diametro, il trecciato ha un carico di rottura molto più elevato di un monofilo in nylon (ancor più se consideriamo un fluorocarbon). Il trecciato ha una minore elasticità che si traduce in una ferrata più secca e pronta. Se dobbiamo rivelare dei difetti marcati, il trecciato ne presenta due, ma risolvibili con un’unica soluzione. Il primo aspetto negativo che si riscontra nell’utilizzo di trecciato è dato dalla sua visibilità molto maggiore rispetto alle lenze trasparenti, un difetto che anche di notte non scompare del tutto, quando le deboli luci delle zone portuali o la più intensa luce lunare proiettano sottilissime ma pur sempre presenti ombre dello “spaghetto”. Il secondo difetto, veramente fastidioso e spesso fonte di disappunto se non di vero e proprio incazzo è che il trecciato, forte e insuperabile nel tiro alla fune, si rivela delicato, anzi delicatissimo, se fatto sfregare su superfici appena più ruvide di quella ceramica degli anelli: rocce e piccoli ostacoli sott’acqua come funi, alghe o piante acquatiche, sfibrano e tranciano di netto il trecciato, con conseguenze facilmente immaginabili.
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