Abbarì

Abbarì

Abbarì da queste parti significa paludi. Pare che tale sia l'origine del nome Torre di Barì. La torre, di origine saracena, domina la spiaggia, o meglio le spiagge. A sud della torre, dopo la piccola e ciottolosa "Mari de is femunas", si apre la lunga spiaggia di Sa Marina, meglio nota come Ultima Spiaggia. A nord della torre una fitta pineta protegge la spiaggia detta Il Fico. In tutto, Il Fico ha una lunghezza di circa un chilometro o poco più ed è chiusa a nord dalla foce del Riu Mannu, appena prima del promontorio di punta Su Mastixi. La spiaggia è esposta ad est e la sabbia, colore oro, è di grana medio - grossa. Arrivare alla spiaggia del Fico è semplice. Una volta entrati nell'abitato di Barisardo si seguono le indicazioni per Torre di Barì. Alla torre si svolta a sinistra per una strada bianca che costeggia la pineta del Fico, sino alla foce.

 



Mare da saraghi
E' una spiaggia profonda; a pochi metri dal bagnasciuga l'acqua ha già una profondità di almeno 2 metri ed il fondale continua a degradare abbastanza rapidamente. Le scogliere che la chiudono sia a meridione che a settentrione sono ricche di tane: saraghi, occhiate e corvine stazionano abitualmente non troppo vicino alla riva ma quando il mare è grosso nuotano tra le onde del sottocosta sfruttando la forte corrente per alimentarsi di piccoli crostacei e molluschi, di cui Il Fico è ricchissima. Le condizioni migliori si hanno con il Grecale forte, fortissimo. Infatti l'elevata profondità permette di pescare anche con più di 3 metri d'onda, quando molte altre spiagge vicine sono "chiuse", impossibili da praticare. Tutto questo fa del Fico una perfetta "spiaggia da saraghi".

Attrezzatura
Le forti mareggiate, va da se, portano anche problemi, primo fra tutti quello delle alghe. Se le condizioni necessitano di una pesca "pesante", cioè quando le zavorre superano i 170 grammi e la piramide è meglio del proiettile, è consigliabile utilizzare in bobina una lenza diretta, senza shock leader. Infatti, con mare agitato ed alghe, spesso sul nodo dello shock leader si addensano quelle fastidiose pagliuzze che bloccano la lenza sull'anello apicale, proprio nel momento più delicato del recupero. Questo "accidente" può causare la perdita di qualche bella preda e quindi è da evitare. Un buon 0,40 in bobina è la scelta migliore anche perché non è necessario "sparare" lontano le esche per avere dei risultati e quindi non è giustificato un utilizzo di una lenza troppo sottile. Per quanto riguarda la paratura, la scelta è tra un monoamo ed un pater noster. Il primo è adatto con bocconi sostanziosi: il sarago morde la seppia intera, se questa è grande non più di un pugno. Lavorano bene anche strisce di calamaro e code di gamberi. Tutte queste esche vanno sempre "rifinite" con del filo elastico e montate su ami che possono variare tra il 4 e l'1/0 a seconda delle dimensioni del boccone. La lunghezza e lo spessore del bracciolo sono dettati dalle condizioni del mare. In ogni caso la sezione del filo non deve essere inferiore allo 0,30 e la lunghezza deve permettere all’esca di fluttuare con naturalezza ma senza creare inutili grovigli. Una valida alternativa è costituita da una paratura a due ami. Utilizzando come esca i grossi bibi, i cannolicchi e le strisce di seppia i braccioli non devono superare il mezzo metro di lunghezza e la sezione deve essere di almeno lo 0,25.

 



La stagione adatta
E' proprio questo il momento di provare. Marzo ed aprile sono i mesi migliori per la pesca ai grossi saraghi. Quest'anno è stato caratterizzato da particolari condizioni meteo. Per i primi due mesi dell'anno non c'è stato neanche un giorno favorevole ed il Maestrale, che qui "spiana" il mare, l'ha fatta da padrone. Poi, come d'incanto, ad inizio marzo il Grecale e lo Scirocco hanno iniziato ad ammorbidire il fondale e le condizioni sono notevolmente migliorate. Un ultimo consiglio. Il fondo morbido cattura ed imprigiona in pochi minuti le zavorre. E' consigliabile un controllo continuo delle canne, spiombando la lenza ad intervalli non superiori ai dieci minuti. Due giri di mulinello saranno sufficienti per rimettere la canna in tiro, pronta a piegarsi alla prima baccata.