A Pesca per le Feste
Sembrava di essere ancora in estate fino a qualche giorno fa, con temperature che sfioravano i trenta gradi e l’acqua del mare ferma come uno specchio; poi le sciroccate, le nuvole e la pioggia ci hanno ricordato che siamo in autunno inoltrato, ormai prossimi a quella stagione che nella nostra isola fa finta di chiamarsi inverno. La temperatura dell’acqua è ancora relativamente alta, intorno ai diciotto, diciannove gradi e togliersi la muta in mare, se c’è sole e non c’è vento, è ancora fattibile. Se i bagnanti sono spariti, di pescatori in apnea se ne vedono sempre meno: quelli che rimangono si meritano un mare tutto per loro. Le quote operative diminuiscono sensibilmente, un po’ per lo spessore delle mute e il relativo aumento di zavorra, molto per la maggior presenza di pesce in pochi metri d’acqua. Ecco che allora quel grotto basso, quelle lastrine sottocosta snobbate in estate, quei barranchi spaccati sui quali accenni una capriola e sei già lì, quelle franatine che ricordavi colorate di asciugamani, ecco che il bassofondo riacquista la sua importanza: in fondo è un ritorno alle origini, come pescatori siamo nati in acqua bassa. All’inizio si andava a sinistra o a destra, pesci ce n’erano e tanti, poi qualcuno si diresse verso il largo. Ma torniamo nel sottocosta; d’inverno l’acqua è spesso sporca, piogge e mareggiate sono frequenti, ma le modeste quote operative annullano in parte il disagio. Si pratica soprattutto la pesca in tana, l’aspetto, l’agguato, e quello che chiamo scherzosamente “l’asguetto”, un misto di agguato e aspetto che può aumentare le occasioni di incontro coi pesci (continua sul giornale).
Commenti ()