A Pesca con Stonfo

A Pesca con Stonfo

Le cause o i motivi del successo di un pescatore vanno ricercate in primis nel “senso dell’acqua” o del “pesce”, se vogliamo. Per capirci si tratta di una predisposizione naturale o maturata, che facilità il rapporto con l’ambiente, sia esso mare o lago, e le attività che in esso si svolgono. Chi si trova a suo agio in pesca, probabilmente ha un elevato senso dell’acqua. Ma non è tutto qui. Ad una base privilegiata su cui costruire un pescatore eccellente, poi, naturalmente, si aggiungono ancora tanti altri fattori determinanti per la crescita e la formazione di un fuoriclasse. Uno di questi, importante, è senz’altro l’attrezzatura. E diciamo che anche in questo campo il senso dell’acqua si fa sentire. I più grossi produttori mondiali sono anche loro dotati di questa “sensibilità”, non fosse altro per la quantità di collaboratori e consulenti che trasferiscono dal campo alla produzione sensazioni ed esperienze. In Italia abbiamo diverse aziende di varie dimensioni che, spinte da una cultura familiare alieutica e un forte senso dell’acqua, propongono soluzioni ad hoc per mille esigenze. Per l’utente si tratta di una manna poiché a volte anche per pochi soldi, ci si ritrova con la soluzione ad un problema, bella che confezionata, pronta all’uso. Per quanto riguarda la pesca dalla barca con la canna, altrimenti bolentino, mi sono ritrovato in mano tre elementi fondamentali nelle varie fasi di pesca e tutti e tre sono prodotti dalla fiorentina Stonfo. Mi riferisco in particolare alle sferette per braccioli, al pasturatore e infine allo slamatore.



Perline
Un problema mai risolto ma fortunatamente ridimensionato grazie alle nuove proposte del mercato è quello dei braccioli. Questi infatti mal sopportano gli avvitamenti a cui sono sottoposti, causa l’irregolarità dell’esca, percorrendo in velocità sia la discesa al fondo che la risalita in superficie. Ciò si traduce in un indebolimento del bracciolo il quale limitato nelle sue caratteristiche originarie non garantisce più una presentazione dell’esca pulita ed efficace. Le torsioni si combattono con giunzioni al trave che scaricano completamente gli avvitamenti sui due piani principali. Stonfo rasenta la perfezione con le sue beads forate, piccole sferette bucate sui due piani di cui sopra, che pongono rimedio ai grovigli e non oppongono esse stesse resistenza all’acqua. Il problema semmai è individuare il modo di fissarle sul trave. Per molti una goccia di colla cianoacrilica, con interposta perlina, è sufficiente. Altri al posto del collante preferiscono arricchire il trave con nodi tipo Uni di altro materiale, vedi power gum o filo cotone/nylon del tipo per le legature degli anelli guidafilo. Altri ancora, tra cui quel mandrone del sottoscritto, preferiscono utilizzare un trave appena più grosso e bloccare le sferette con un nodo piano praticato, sopra e sotto la sferetta, con lo stesso trave. Per dirla tutta e sfruttare al massimo le “portate” delle sferette, il bracciolo deve essere di fluorocarbon. Non per le sue  doti mimetiche ma per la rigidità del filo che aiuta a scaricare gli avvitamenti trasversali e in minor misura quelli intorno al trave.



Pasturatore
Diciamo la verità. A volte i pesci sono proprio antipatici. Pur marcando la sagoma inconfondibile del pinnuto sull’ecoscandaglio non c’è verso di farlo abboccare. E qui le ragioni si sprecano, si inventano, si propongono. Una volta sono ovati, l’altra c’era la luna piena, l’esca non è fresca, la corrente è contraria, il pesce non si muove… e chi più ne ha più ne metta. Ma, quando si lasciano le pietre isolate e ci si ancora su terrazzini di più vaste dimensioni, e si pastura e arrivano i pesci, allora non c’è da inventarsi nulla. Gli effluvi hanno funzionato e i pesci, adesso sì, hanno ceduto alle insidie delle nostre esche. Naturalmente il successo non è scontato. Per far muovere i pesci, bisogna godere dei favori della corrente ma soprattutto la pastura deve cadere accanto alle nostre esche. Oltre tutti i sistemi artigianali il pasturatore toscano essendo di dimensioni contenute e piombato assicura un percorso regolare che a 40 metri di profondità e modesta corrente, come si consiglia per il suo uso, si scosta di un nulla dal centro ideale. Ma il bello viene adesso perché una volta calato sul fondo si può scegliere se farlo lavorare adagiato tra i sassi, a un pelo dal fondo, oppure scaricare il contenuto e riportarlo a bordo. In quest’ultimo caso, al di là delle esigenze di pasturazione, si ha il grosso vantaggio di non avere tra le lenze un filo in più, quello del pasturatore, dove gli ami possono agganciarsi e procurare fastidi.

Slamatore
Visto che siamo stati così bravi a catturare dei pesci, vediamo di risolvere alcuni problemi ricorrenti. Il primo è quello di liberare le prede più piccole. Se queste non hanno ingoiato l’esca fino in fondo è possibile salvarle, basta uno slamatore. Si tratta di un aggeggio che attraverso il bracciolo, il quale fa da guida e va tenuto teso, giunge fino all’amo lo avviluppa e in seguito a delicati ma decisi movimenti lo libera dalle carni. Stonfo ne produce diversi modelli e misure, adatti quindi a tutti i pesci e tutte le dimensioni. È molto utile perché velocizza l’azione. Quindi, a parte le esigenze ordinarie, risulta indispensabile quando la mangianza è forte ma sopratutto in gara.